"Mi ha scoperto Luca Cattani. Prima faceva il giornalista, poi il direttore sportivo. Ha lavorato al Palermo, anche allo Spartak Mosca. Ora credo che sia al Psg. Io volevo venire
LE DICHIARAZIONI
Franco Vazquez: “A Palermo mi gridavano ‘Torna in Argentina’. Parma più tranquilla”
a tutti i costi in Italia, con la mia famiglia tutte le domeniche guardavo 'La giostra del gol'. Il mio sogno era sfondare qui". Lo ha detto Franco Vazquez, intervistato ai microfoni de "La Gazzetta dello Sport". Diversi i temi trattati dall'ex fantasista del Palermo, attualmente legato al Parma da un contratto che scadrà il 30 giugno 2023: dai suoi trascorsi in Sicilia, con il Mudo che ha vestito la maglia rosanero dal 2012 al 2016, al suo futuro. Ma non solo...
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"Chi mi ha chiamato Mudo per la prima volta? Un mio compagno al Belgrano. Ero timido, introverso. Per aprirmi devo avere completa fiducia nell’interlocutore. Se adesso nello spogliatoio del Parma faccio sentire la mia voce? Certamente. Sono uno dei più anziani, cerco di aiutare i giovani. Mi piace questo ruolo, uso l’esperienza maturata e la metto a disposizione degli altri. Mi arrabbio solo quando un giocatore, dopo sei o sette interventi scorretti, non viene ammonito. Per il resto, accetto tutto come parte del gioco. L’importante è che non ci sia cattiveria", le sue parole.
LA CARRIERA -"Sono contento e orgoglioso della mia carriera. Ho saputo superare momenti duri: a Palermo, appena arrivato, mi misero fuori rosa. La gente mi gridava: 'Torna in Argentina'. Io non ho mollato. Un allenatore importante per la mia crescita è stato Beppe Iachini. A Palermo mi allenavo da solo, lui mi ha visto, mi ha detto di credere nelle mie qualità e mi ha aiutato".
IL PARMA -"Che cos’è mancato al Parma? La continuità di risultati. Abbiamo perso punti per colpa nostra e non per meriti altrui: questo è il problema. L’unica partita sbagliata è stata a Bari. Contro il Sudtirol non ci sarò? Ci sono altri ragazzi che possono giocare al mio posto. Dobbiamo avere fiducia. Penso che Inglese, Charpentier, Benedyczak e Bonny possano fare benissimo. Vincere contro il Sudtirol sarà importantissimo. Finirà 2-0. E segneranno Benedyczak e Dennis Man".
GLI AMICI -"Gli amici veri sono quelli che stanno fuori dal campo, in Argentina. Nel calcio ho trovato persone con le quali mi sento spesso. Penso a Dybala e Correa, che ha un grande talento ma è stato frenato dagli infortuni. Un giocatore che mi somiglia? Il mio stile di gioco è molto strano. Non sono velocissimo. Non sono un mediano. Non sono un attaccante vero. Sono una via di mezzo, e adesso per le vie di mezzo non c’è tanto spazio".
IL RINNOVO - "Se andiamo in Serie A il rinnovo è automatico. Sennò troveremo una soluzione con la società. Ma non è una priorità, ora. Prima bisogna fare queste dieci gare e vincerne il più possibile. Una promessa ai tifosi del Parma? No, le promesse non mi piacciono, sono parole al vento. Dico soltanto che mancano dieci partite e daremo l’anima per ottenere il massimo. Di Parma mi piace la tranquillità e l’educazione della gente. Vado in giro per il centro con il mio cane Nina e nessuno mi disturba. A Palermo e a Siviglia non era così".
IL GOL -"Il suo gol più bello con la maglia del Parma? A Monza, nello scorso campionato. Pallonetto all’incrocio nonostante fossi marcato. E poi anche quello di Venezia, in questa
stagione. Se un futuro potremmo vedere Vazquez da mediano davanti alla difesa? Perché no? L’ho fatto anche quest’anno, qualche volta. Però preferisco il ruolo di trequartista, mi piace stare vicino alla porta avversaria. Il mio idolo? Nessun dubbio: Kakà. Univa tecnica e velocità, faceva cose incredibili. E poi ammiravo molto Riquelme, che per gli argentini è un autentico eroe".
PECCHIA E LA FAMIGLIA -"Ho un ottimo rapporto con lui. E’ molto vicino ai giocatori, li ascolta e li capisce. Mi piace perché ti dice quello che pensa e dà fiducia a tutti, non ha preconcetti. Oltre al calcio che cosa c’è nella mia vita? La famiglia: mia moglie Agostina e mio figlio Valentin. Prima passavo pomeriggi davanti alla PlayStation, adesso sono completamente assorbito dal ruolo di padre e di marito. E poi ho anche Nina, il mio cane meticcio, un simil-labrador, che ha sempre voglia di giocare e di divertirsi. Il lavoro, fuori dal campo, non mi manca", ha concluso Vazquez.
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