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Zamparini: “Pastore top! Io e Dybala a Vergiate, un ragazzino di terza media…”

Zamparini: “Pastore top! Io e Dybala a Vergiate, un ragazzino di terza media…”

L'ex presidente del Palermo torna a parlare nel giorno del suo 80esimo compleanno

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Parola a Maurizio Zamparini.

La storia del Palermo è rimasta legata per ben sedici anni al noto imprenditore friulano. Era il 2002 quando Zamparini ha acquistato la società da Franco Sensi, rilanciando il club di viale del Fante. Un lungo matrimonio fatto di alti e bassi, imprese, cavalcate trionfali, momenti bui. Intervistato ai microfoni di 'Grand Hotel Calciomercato', l'ex patron è tornato a parlare del suo addio al calcio. Ma non solo... Sono tanti, infatti, i calciatori che nel corso della sua gestione hanno vestito la maglia rosanero, spiccando poi il volo.

"El Flaco ha avuto dei problemi fisici, ma secondo me è il più grande giocatore che abbia mai avuto. Abbiamo investito molto nella Serie B argentina. Dybala? Quella è stata una bella trattativa. Quando è venuto da me a Vergiate sembrava un ragazzino della terza media. Gli feci vedere il contratto da firmare e mi disse: 'Presidente, prima lo leggo e poi lo firmo'. Era già tosto", ha raccontato Zamparini.

L'ADDIO AL CALCIO - "Non sono più dentro il calcio come proprietario, ma sono sempre un grande appassionato. Il calcio è una parte importante della mia vita: ci sono state gioie, ma anche il dolore di essere stato buttato via dopo aver dato tanto. Il mio primo ricordo legato al calcio risale al 1946 quando avevo 5 anni. Mio zio, inglese, mi regalò un pallone e le scarpe di calcio. Nel mio paesino, di 1.500 abitanti, facevo la squadra io perché avevo il pallone. Dirigevo già (ride, ndr). Sono nato con la finestra della cucina sul campo di calcio, poi lì ho passato tante ore della mia vita".

IL CALCIO OGGI -"Dal punto di vista agonistico è più difficile perché è più veloce. L'allenatore conta al 70%, il resto lo fa il preparatore atletico che deve essere molto bravo. Dal punto di vista normativo, il VAR ha migliorato tutto. Venti o trent'anni fa le partite erano più condizionate, il calcio è migliorato molto, ma è andato lontano dalle regole calcistiche ed è diventato condizionato dalle regole economiche. C'è chi ha pensato solo ai soldi, come nel caso della Superlega. Non deve vincere il più ricco, ma il più forte", ha concluso.

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