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Vecchio Palermo, Tuttolomondo e Lucchesi chiedono 500mila euro di crediti. I dettagli

Non si arrestano le vicende giudiziarie legate al vecchio Palermo: Tuttolomondo e Lucchesi richiedono un credito da 500mila euro

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Le richieste dei fratelli Tuttolomondo e Fabrizio Lucchesi.

Il vecchio Palermo è ormai morto da tempo, ma c’è chi ha provato ancora a tirar fuori soldi da quel che resta della società”. Apre così l’edizione odierna de Il Giornale di Sicilia, che illustra le ultime vicende legate al vecchio Palermo. I fratelli Tuttolomondo e Fabrizio Lucchesi, protagonisti del percorso che ha condotto la società alla radiazione, hanno infatti presentato domanda di insinuazione al passivo, chiedendo dunque alla curatela fallimentare di essere riconosciuti come creditori del club dichiarato fallito lo scorso 18 ottobre. Le due richieste — che messe insieme sono superiori al mezzo milione di euro — non sono state ammesse all’udienza in programma per il prossimo 23 novembre. La richiesta di importo superiore arriverebbe dai Tuttolomondo, per il tramite della società Struttura Srl, che ha fatto istanza di ammissione ai crediti prededucibili per 341.600 euro. Struttura è una società riconducibile al Gruppo Arkus, legame che i curatori stessi definiscono «pacifico», “tanto che la stessa proponente ha confermato la ricostruzione della curatela, quando è stata indicata questa società per redigere il piano per il concordato successivamente respinto”, si legge sul noto quotidiano.

Il rapporto tra il vecchio club rosanero e Struttura «ha generato il compimento di attività fraudolenta e gravemente pregiudizievole per i creditori, tra cui il pagamento dell’acconto di 360 mila euro, idonea a determinare la declaratoria di improcedibilità del concordato», si legge sul noto quotidiano che riporta alcune delle osservazioni della curatela. Struttura, infatti, «risulta essersi limitata a svolgere un mero ruolo di intermediazione», individuando due professionisti per la redazione del piano, «pattuendo una somma notevolmente superiore a quella convenuta con i predetti due professionisti» (560 mila euro più Iva, spese di trasferta e vacazioni). Un danno per i reali creditori del Palermo, dato che «l’operazione - osserva la curatela - ha palesemente determinato, in maniera del tutto ingiustificata, una notevole lievitazione dei costi», in quanto il club avrebbe potuto affidare l’incarico senza la necessità di un intermediario. «In ogni caso - concludono i curatori - si eccepisce l’assoluta carenza di prova della prestazione, rilevando che il piano di concordato non è stato neppure prodotto».

Dunque, pare che anche senza aver prodotto un piano la società riconducibile a Tuttolomondo abbia tentato di recuperare 341.600 euro. L’istanza sarebbe stata rigettata dal giudice, così come quella di Lucchesi, che avrebbe tentato di inserirsi come creditore privilegiato, chiedendo 170.891,51 euro. La curatela e il giudice hanno quindi negato la richiesta anche al dirigente toscano che ha fatto sbarcare Arkus Network a Palermo, “ponendo le basi per la chiusura di un’operazione che ha portato alla radiazione dei rosanero”.

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