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Toni: “Calcio e Coronavirus, vi dico la mia. Svelo tutto sulla mia carriera. Esultanza? È nata a Palermo”

Luca Toni si racconta dalla quarantena, soffermandosi sui passi della sua carriera: dalla Fiorentina al mancato accordo con l'Inter

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Parla Luca Toni.

Bomber, ex dirigente e attuale opinionista televisivo. Il Campione del Mondo azzurro, che ha alzato la Coppa al cielo nel 2006, si è raccontato ai microfoni di 'Chiamarsi Bomber' dalla quarantena, approfondendo varie tematiche di strettissima attualità e, in particolare, soffermandosi sull'emergenza sanitaria mondiale che sta sconvolgendo la quotidianità di ognuno di noi.

"La quarantena va bene - dice Toni - mi sto godendo i bambini e sto facendo dei lavori a casa. Aiuto mia moglie per evitare di discutere con lei (ride, ndr). La cosa che faccio più volentieri in questo periodo è la spesa, che non l’ho mai fatta. Mi manca non vedere il miei genitori che abitano in un altro comune. Le nostre abitudini sono cambiate, sicuramente quando usciremo di casa avremo ancora paura, almeno fino a quando non troveranno un farmaco. Ho sentito Cannavaro e mi ha detto che in Cina ancora usano le mascherine e tengono la distanza. Ci vorrà del tempo prima di tornare alla normalità. Dobbiamo stare a casa sennò si allungano i tempi di quarantena. Se la rispettiamo tutti, tra un mesetto ci ritroveremo ad uscire di casa. Serie A? La vedo dura per la ripresa. Non ha senso parlare di calcio oggi mentre la gente muore. Chi parla di riprendere il campionato dovrebbero farsi un giro a Bergamo dove muoiono centinaia di persone al giorno. Secondo me è una follia pensare al campionato adesso".

L'ex attaccante, che ha appeso gli scarpini al chiodo quattro anni fa, ha inoltre ripercorso la sua lunga carriera, dalla Fiorentina, in quei momenti nell’elite del massimo campionato, fino al Bayern Monaco che dominava la scena in Germania tra scudetti e Coppa Nazionale.

"A Firenze c’è stata la mia consacrazione, il primo anno ho vinto la scarpa d’oro. Sono stato il primo italiano, poi l’ha vinta solo Francesco Totti. Ho fatto quasi 50 gol in 80 presenze. Sono stati anni fantastici. Firenze per me è una seconda casa, ho ricordi bellissimi. Verona è stata la mia seconda giovinezza. Mi davano del fallito ma riuscivo sempre a fare tanti gol. Mandorlini e il direttore Sogliano credevano in me. Verona è simile a Firenze, piccola ma stupenda. Il tifo è impressionante, i tifosi dell’Hellas Verona sono passionali e mi hanno dato subito tanto calore. Il primo anno feci 20 gol ma la classifica marcatori la vinse Immobile. La seconda stagione volevo vincerla e ce la feci, merito anche della squadra. Alla Juve sono stato poco. Il primo anno ho trovato Delneri, poi arrivò Conte, un grandissimo allenatore che ha dato un’impronta vincente alla squadra. Lui non mi vedeva, voleva gente giovane ma sono contento di essere entrato nella storia della Juve pur avendo giocato poco. Anche a Roma, sono stato solo 6 mesi ma sono stati mesi stupendi. Arrivai a gennaio che la squadra era sesta e alla fine sfiorammo lo scudetto. Peccato aver buttato tutto via contro la Samp che ci fece perdere lo scudetto contro l’Inter di Mourinho. Sicuramente è quello il mio più grande rimpianto, sarebbe stata una cosa pazzesca. Arrivammo secondi e l’entusiasmo era alle stelle, non immagino cosa sarebbe accaduto se avessimo vinto lo scudetto. Come dicono De Rossi e Totti, vincere uno scudetto a Roma equivale a vincerne 10 altrove. Bundesliga? Il Bayern Monaco come organizzazione è tra i migliori al mondo. Scelsi di andare là per vincere subito dato che avevo 27 anni. L’allenatore Hitzfeld stravedeva per me e giocavo sempre. La squadra era forte, c’erano Klose e Ribery. Giocai subito forte forse perché non capivo nulla di tedesco e mi limitavo solo a segnare (ride). Il primo anno è stato un fantastico perché ho vinto scudetto, coppa di Germania, supercoppa tedesca e classifica marcatori". E a proposito delle trattative mai andate in porto: "Sono stato vicino all'Inter nell’anno di calciopoli: Della Valle mi chiese di rimanere a Firenze per aiutare la squadra che partiva da -15 punti. Facemmo un patto che sarei rimasto un altro anno e poi lui in estate mi avrebbe venduto a chi volevo. Fu una grande stagione con Prandelli, Mutu e Montolivo arrivammo in Coppa Uefa. Poi a fine stagione c’erano tante squadre che mi volevano, tra tutte il Milan, ma mi ritrovai Beckenbauer e Hitzfeld sotto casa e scelsi di andare là".

Infine, un retroscena sulla sua esultanza: "È nata a Palermo mentre ero a cena coi compagni. Feci quel gesto per indicare una cosa molto bella e da lì quasi per scherzo ho iniziato a farla anche in campo. È bello vedere che i bambini ancora oggi esultano così".