serie b

Rinaudo: “Spogliatoio? Mai stati problemi. Mio sogno era portare il Palermo in A”

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Dopo un biennio da direttore sportivo del Palermo, Leandro Rinaudo lascia il club rosanero e fa un bilancio della sua avventura manageriale
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Presso il centro R2 Sport Club a Bagheria, l'ex direttore sportivo del Palermo FC, Leandro Rinaudo, ha organizzato una conferenza stampa per salutare città e tifosi rosanero al termine della sua esperienza professionale con la società di viale del Fante. Parabola iniziata sul piano manageriale nel 2019, con la nascita della nuova società targata Mi8rri-Di Piazza, in qualità di Responsabile del Settore Giovanile. Quindi l'ultimo biennio vissuto da direttore sportivo della prima squadra. Anche da calciatore, il picciotto della Kalsa ha fatto tutta la trafila nella cantera ed indossato anche in Serie A ed Europa League (Storica doppietta siglata al Brondby al Barbera)  la gloriosa maglia rosanero. Di seguito le prime dichiarazioni da ex ds del Palermo rilasciate da Leandro Rinaudo.

“È mancata l’alchimia? Problemi enormi non ce ne sono mai stati dentro lo spogliatoio, niente di insanabile. Le vittorie e le sconfitte cambiano il percorso. Palermo vive di risultati, non è mai successo qualcosa di grave. Ma bisognava fare qualcosa di meglio. L'obiettivo del Palermo è andare in A ed è giusto così. Si cerca la soluzione più giusta per andare in A, i cambi sono stati fatti in quest'ottica qui. Palermo in A è qualcosa di grosso e importante, vogliono raggiungere il massimo obiettivo quanto prima. Corini è un grande professionista, ci teneva a raggiungere l'obiettivo. Ogni settimana parlare era impegnativo. Ma ho sempre visto una persona equilibrata, motivata. È una politica societaria, chi lavora per il Palermo deve adattarsi. Non ha influito nella serenità di Eugenio. A condizionare sono stati i risultati, comandano quelli. Rinnovo Segre? Dialogo iniziato ad aprile, c'era un accordo di massima. Si è aspettato perché da parte dell'agente e di Jacopo c'è sempre stata la volontà di restare a Palermo. Non c'era alcuna fretta, lui è molto attaccato alla maglia. Brunori un problema? È un simbolo, ti garantisce almeno 15 gol l’anno. È un giocatore importante che fa gola anche ad altri club. È un caso da affrontare e da risolvere, non è un giocatore come gli altri. Cosa serve al Palermo? Ha bisogno della chiave giusta per far rendere i giocatori al massimo, come ha fatto Baldini. La Serie B è un campionato fisico, intenso, determinante è la solidità difensiva e la concretezza. Non esiste un giocatore specifico che ti risolve il campionato. Magari torna Saric e con Dionisi farà bene.

Da otto anni fino ai 33 ho giocato a calcio, da nove anni ho fatto il dirigente. Quindi sì, avevo capito già a febbraio che la mia esperienza sarebbe finita ma per come sono fatto era determinante portare il percorso avanti soprattutto per la squadra di cui sono tifoso. Volevo raggiungere il massimo col Palermo. Ho avuto il mio spazio, naturalmente quando c’è condivisione ci sono anche altre persone che devono sapere. Un’esperienza che mi ha dato la possibilità di completarmi dopo le prime esperienze. Lavorare con questo gruppo mi ha fatto crescere, ho imparato anche l’inglese. Rammarico? Sognavo di portare il Palermo in A, sarei stato felicissimo. Il primo anno è stato fatto un lavoro incredibile, c’erano delle difficoltà, cambio di giocatori, allenamenti non ottimali a Boccadifalco. L’obiettivo era la salvezza e siamo arrivati ottavi. Si è alzata l’asticella quest’anno, inizialmente siamo partiti bene, poi gli alti e bassi hanno condizionato l’esito della stagione. La Serie B è un campionato difficile e molto competitivo, Palermo ti dà una felicità incredibile, non pressione. Mi sono sempre esaltato e l’ho ripetuto durante l’anno ai giocatori. Futuro? Ho parlato con tre club di B, ci sono state delle situazioni ma non mi sono sentito pronto. Voglio aspettare per trovare la soluzione giusta. Questo periodo di stop lo vedrò come una di crescita, può aiutarmi a ragionare con la mente più libera. Ma continuerò ad aggiornarmi e a crescere. Cosa è successo a Cremona? È stato un momento stranissimo. Ero fermo, mi sono goduto il primo tempo. Pensavo che stava per succedere qualcosa di importante. Una squadra matura, che proponeva calcio. Nel secondo tempo è successo qualcosa che ci siamo portati dietro. Molte volte in passato sono successe delle cose simili, per questo è subentrata paura nei giocatori, la squadra si è sciolta e abbiamo preso una bella mazzata. Ma fa parte del percorso di maturazione”.

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