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"Anche adesso che gli altri si sono accorti di me, io resto quello di sempre: uno che dice le cose in faccia". Parola di Lorenzo Lucca. Capocannoniere in Serie B con il Pisa, il bomber originario di Moncalieri ha lasciato Palermo ed il Palermo nel corso della sessione estiva di calciomercato, metabolizzato nel migliore dei modi il salto di categoria. Sei i gol messi a segno in sette partite dal classe 2000 - 19 in totale nei suoi primi dieci mesi da professionista - finito già nel mirino delle big di Serie A e del commissario tecnico della Nazionale italiana Roberto Mancini.
"Perché solo adesso vi state accorgendo di me? Perché, come mi disse Alessandro Malagrinò, l’allenatore che a un certo punto mi portò nei Dilettanti, dovevo fare un passo indietro per farne poi tre in avanti. Sono maturato fisicamente e mentalmente solo negli ultimi anni. Prima ero parecchio più basso e non pensavo che sarei diventato davvero un calciatore. Le mie qualità migliori? Quando ho il difensore attaccato alle spalle, so come aggirarlo. So difendere bene la palla. Credo di avere una buona tecnica, anche se non basta mai. Un difetto? Devo imparare a stare sempre in partita. Ogni tanto mi distraggo, non mi arriva la palla e mi spengo", ha dichiarato ai microfoni de "La Gazzetta dello Sport".
PISA -"Il Pisa gioca per me? No. Al Pisa tutti giocano per tutti. Pensiamo come squadra, non come singoli. Sono stato convintissimo fin da subito di venire qua, perché mi avevano detto che c’era un gruppo di giocatori unito, nello spogliatoio prima ancora che in campo. Certo che mister D’Angelo, col suo calcio, mi aiuta: succede che in una partita non si creino tante occasioni, quindi devi essere bravo a procurartele tu, come sono riuscito a fare io sabato scorso contro la Reggina, riuscendo a conquistarmi un rigore. Ma diciamo che, in genere, il Pisa riesce sempre a creare qualche occasione in più degli avversari".
DALLA C ALLA SERIE B - "Di sicuro in B la cifra tecnica è più alta. Atleticamente non c’è tanta differenza, a cambiare è soprattutto la velocità di pensiero e, di conseguenza, delle giocate. Questo non vuol dire che la Serie B sia complessivamente più difficile: in C gli spazi sono più stretti e volano calcioni appena ti giri verso la porta. Per me era molto più complicato, eppure nella passata stagione ho segnato 14 gol. E sarebbero stati di più se non avessi preso il Covid. Ora però ho più spazi per giocare. Posso girare per il campo, andare dove voglio. In Serie A sarà meglio? Non è detto: in A, negli ultimi 25 metri di campo fino alla porta avversaria devi essere forte forte per giocare".
MODELLI -"Chi erano i miei modelli da bambino? Papà mi riempiva di videocassette di grandi centravanti: Ibrahimovic e Trezeguet soprattutto. Oggi chi sono i tre più forti? Ancora Ibra, per me il più forte in assoluto nella storia del calcio, almeno per quelli che visto io. Poi metto Dzeko e Lewandowski... Anzi no, Haaland è meglio. Sono alto come Ibra, anche un po’ di più, quindi cerco di imitarlo. Ne studio i movimenti, le giocate, e provo a ripeterli. Come Zlatan, anch’io sono agile e bravo in acrobazia nonostante la statura. Dzeko mi piace perché anche lui è alto-alto, ma stiloso. Bravo coi piedi, forte di testa, sa far giocare bene i compagni d’attacco. È più di un semplice realizzatore. Haaland non ha la tecnica degli altri due, ma è più veloce. Negli spazi larghi diventa davvero devastante. Quando è spalle alla porta, si gira e parte, non lo tieni più", ha concluso.
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