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Palermo, la partita a scacchi: Mirri sonda il terreno e studia la mossa, Di Piazza attende al varco e valuta due offerte…

Club rosanero alle prese con una complessa situazione di stallo legata alla querelle tra Dario Mirri e Tony Di Piazza

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di Leandro Ficarra

Una partita a scacchi.

Attendismo, arguzia e fine strategia. Sviluppare una visione panoramica e quantomai minuziosa dello scenario, carpire in anticipo tutte le possibili evoluzioni, preconizzare prospettive a medio termine e mosse dell'avversario. Una contesa psicologica ed imprenditoriale il cui esito potrà significativamente delineare il futuro del Palermo.Dario Mirri e Tony Di Piazza, comuni artefici della rinascita del calcio nel capoluogo siciliano, soci ed azionisti principali della controllante del club rosanero, si sono progressivamente scoperti sostenitori di filosofie gestionali e comunicative agli antipodi. Divergenze radicali, covate sottotraccia nel corso dell'intera annata calcistica che è culminata con la promozione della squadra in Serie C, fragorosamente palesate nelle ultime settimane con le dimissioni dalla carica di vicepresidente dell'immobiliarista italoamericano ad alzare il sipario su una convivenza tormentata, a tratti decisamente conflittuale. Le successive schermaglie mediatiche, con annesse reciproche stilettate sul filo dell'ironia ed in punta di diritto, hanno dilaniato crepe e distanze, concettuali ed interpersonali, già nitide e preesistenti.

I motivi del contendere sono ormai ben noti, Di Piazza ha lamentato a più riprese il mancato coinvolgimento in termini strategici e decisionali nella vita del club e l'interpretazione totalizzante in ambito dirigenziale da parte dell'amministratore delegato, Rinaldo Sagramola. Mirri  ha rivendicato la sua posizione dominante di azionista di maggioranza, rammentando deleghe, rapporti di forza e principi fondanti dello statuto del soggetto giuridico controllante, contestando metodi di comunicazione e sovraesposizione del socio a mezzo social. Dal progetto di promozione e sviluppo del brand su scala mondiale, alla paternità di alcune scelte tecniche, fino a ruolo, mansioni effettive e peso specifico del direttore operativo, Gianluca Paparesta. Due anime in antitesi sistematica su ogni diramazione legata a gestione e progettualità del club rosanero.

La contesa si gioca su equilibri sottili e parecchio labili e la posta in palio è piuttosto alta. Pur nella profonda diversità di posizioni e vedute i due soci convergono sull'obiettivo prioritario, ovvero il bene del Palermo come must imprescindibile da anteporre ad ogni altra possibile considerazione. Una società avversata da lotte intestine e frizioni interne non può che perdere in termini di immagine, stabilità, fluidità operativa, linearità strategica. Ragion per cui, a tutela del reciproco investimento e della solidità del club in una fase topica per programmare, si auspica, l'ennesima stagione di vertice, bisogna provare ad abbassare i toni.  Compiere scelte oculate, in panchina ed in sede di calciomercato, orientando al meglio il piano di investimenti e valorizzando ogni componente in seno alla società, costituisce obiettivo e beneficio comune.

In considerazione dei rapporti sul piano personale tutt'altro che idilliaci ed alle visioni agli antipodi in ambito professionale, il binomio è ragionevolmente destinato a scindersi. Questa è la reale volontà su entrambi i fronti, ma trovare una modalità di separazione che accontenti le parti in causa pare al momento impresa ardua. Ogni velleità da parte di Di Piazza di rilevare le quote di Mirri, avvalendosi magari di un partner di rilievo, è stata inibita sul nascere dalla volontà del presidente rosanero.

La famiglia Mirri, in qualità di azionista di maggioranza, come asserito nell'ultima conferenza stampa, non ha alcuna intenzione di arrestare il suo progetto sportivo ed imprenditoriale a forti tinte rosanero. Anzi, l'imprenditore pubblicitario palermitano ha palesato la sua volontà di esercitare il diritto di prelazione sulle quote del socio qualora  confermasse la volontà di vendere. Diritto di priorità valido nel caso in cui Mirri pareggiasse un'eventuale proposta terza giunta ufficialmente sul tavolo dell'italoamericano, e di cui, a parti invertite, gode anche Di Piazza se in futuro il presidente del Palermo dovesse rivedere la sua posizione, contemplando l'ipotesi di fare un passo indietro. Entrambi hanno già versato la propria quota parte per complessivi 6,8 milioni di euro nelle casse della società (Circa 4 milioni Mirri e circa 2,7 milioni Di Piazza) su un capitale deliberato e sottoscritto pari a 15 milioni di euro. 

L''azionista di maggioranza ha sondato il terreno con l'ex vicepresidente del club nell'ultima assemblea dei soci di Hera Hora in merito alla reale volontà da parte di DiPiazza di vendere il suo 40%, cercando di subodorarne le effettive pretese. Tuttavia, l'immobiliarista italoamericano, pur comprendendo ragionevolmente l'opportunità di sciogliere il connubio imprenditoriale, non ha alcuna fretta, né particolare impellenza, di cedere le quote inglobate nella Italplaza. 

Promozione in C, unitamente a proiezioni di ricavo legate a merchandising, introiti pubblicitari e diritti televisivi, progetto di realizzazione del centro sportivo: sono tutti elementi che hanno, dal punto di vista dell'entourage dell'imprenditore statunitense, già implementato il valore originario delle quote del club. Valore che, potenzialmente, in relazione all'esito della prossima stagione calcistica, potrebbe anche crescere in modo sostanzioso ed ulteriore. La grande passione per i colori rosanero e la voglia di contribuire ancora alla scalata del Palermo nel calcio che conta collocano Di Piazza in una posizione di sereno stand by. Secondo indiscrezioni raccolte dalla redazione di Mediagol.it un paio di interessanti offerte sarebbero già state formulate al socio di minoranza di Hera Hora, proposte che sarebbero allo stato attuale al vaglio del suo team di legali e consulenti.

Dal canto suo, la famiglia Mirri vorrebbe gettare le basi per proseguire la sua avventura al timone del club rosanero in modo lineare e risoluto, senza pericolosi dualismi, cortocircuiti mediatici, divergenze fratricide che nuocerebbero non poco alla stabilità ed all'operatività di una società che punta fortemente al ritorno in Serie B. Un'offerta vera e propria per acquisire le quote attualmente detenute da Tony Di Piazza non sarebbe ancora stata formulata, ma sono in corso consultazioni ed interlocuzioni in seno all'anima palermitana del club, al fine di concertare un piano di azione efficace in tal senso. La partita resta aperta al netto delle dichiarazioni di prassi e dei comunicati ufficiali.

L'azionista di maggioranza auspica di uscire da un pericoloso stato di impasse cercando sostegno, modalità e condizioni congrue per rilevare le quote del socio di minoranza.

Di Piazza, forte della sua forza economica ed in attesa di future e diverse evoluzioni, non chiude la porta ad eventuali profili interessati al suo 40%  ma cederebbe solo al cospetto di interlocutori seri, eticamente irreprensibili , imprenditorialmente solidi. Soggetti in grado di presentare un'offerta vantaggiosa in termini economici, ma soprattutto di garantire un contributo sostanziale, duraturo e tangibile al futuro del Palermo.

Un punto di convergenza tra le parti non sembra davvero semplice da trovare. Così come è piuttosto arduo ipotizzare una risoluzione definitiva della querelle in tempi brevi. La prospettiva di un'altra stagione calcistica di convivenza forzata tra le due anime in seno al club presenta innumerevoli incognite e comprensibili perplessità, ma, in virtù delle attuali e assai complesse contingenze, è uno scenario plausibile da tenere in debita considerazione.

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