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Palermo, i rigori come macigni: la corsa alla vetta passa anche dagli 11 metri

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Il Palermo ha sinora patito la lotteria dei calci di rigore in tutti gli scontri diretti di questo inizio di stagione

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"Undici metri fatali, nel bene e nel male. Un- dici metri di rimpianti e di rabbia, perché gli scontri diretti per il Palermo, finora, sono stati decisi sulla strada che dal dischetto d’area di rigore va dritto in porta". Così l'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, che punta i riflettori sul tabù rigori per il Palermo di Giacomo Filippi, non fortunato e a volte anche impreciso quando si parla della lotteria degli undici metri. I calci di rigori sono stati, in modi diversi, decisivi per la compagine rosanero, che alle volte non ha saputo concretizzare - come contro il Catanzaro - e altre, vedi l'ultimo match con l'Avellino, ha subito il tiro dal dischetto compromettendo match dall'elevata importanza sportiva.

"Se Brunori, che non era il designato dal dischetto, avesse lasciato l’incombenza al primo rigorista Fella, forse oggi i rosanero avrebbero potuto avere 2 punti in più in classifica [...]. Se Peretti non avesse ciccato la palla in area, sbagliando clamorosamente il disimpegno che ha messo in gioco Plescia, abilissimo nel tuffo in area, l’Avellino probabilmente a 13’ dalla fine avrebbe fatto molta fatica a riequilibrare il punteggio". Prosegue  così il quotidiano, che sottolinea anche come i rosanero di Filippi siano, statistiche alla mano, la squadra più sanzionata dell'intero campionato di Serie C, con ben 6 cartellini rossi che in diverse occasioni hanno pesato sull'equilibrio dei match. L'ultimo, quello di Doda proprio contro gli irpini, che tuttavia non è risultato del tutto decisivo in virtù dell'espulsione diretta di Rizzo tra le fila dei biancoverdi solo 7 minuti dopo.

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