"L'acquisizione del Palermo da parte del City Football Group porta con sé due notizie buone e una cattiva". Apre così l'editoriale a firma di Gianfranco Teotino, pubblicato da "La Gazzetta dello Sport", oggi in edicola. Dallo scorso 4 luglio, infatti, è ufficiale la cessione dell'80% delle quote del Palermo FC al City Football Group. La prestigiosa e facoltosa holding che fa capo allo sceicco Mansour, proprietaria del Manchester City e di altri undici società su scala mondiale, ha chiuso l'operazione che vedrà inglobare il club di viale del Fante nella propria galassia manageriale e finanziaria.
L'EDITORIALE
Palermo-City Group, Teotino: “Club rosa punta alla A, ma l’Europa sarà proibita”
"La prima buona è che, dopo la pacifica, e prolifica, invasione di tycoon e capitali americani e l’affacciarsi di investitori cinesi con alterne fortune, ora fa il suo ingresso nel calcio italiano anche una proprietà araba. [...] La seconda buona notizia è che i tifosi del Palermo possono finalmente trovare pace. Non rivivranno più i tormenti delle scorse stagioni, fra retrocessioni e fallimenti. La nuova proprietà è stra-solida: con quota di minoranza sono entrate nel gruppo controllato dal fondo emiratino una società di investimenti cinese e una californiana. Una sorta di compromesso storico dei grandi capitali. Che non si nutre esclusivamente di danaro, ma pure di competenze calcistiche specifiche.
[...] La notizia cattiva, per fortuna, è dilazionata nel tempo. Per adesso, nessun problema. Il Palermo, grazie ai mezzi e alle conoscenze dei suoi nuovi padroni, si consoliderà subito come squadra di Serie B e nel giro di un paio di stagioni potrebbe già tornare in A. Ma dopo? Dopo, la sua corsa si arresterà. I regolamenti dicono che due società controllate dal medesimo azionista non possono partecipare alle Coppe europee, neppure se fossero ammesse, per esempio, una alla Champions e una alla Conference League. Cioè, finché il Palermo avrà lo stesso proprietario del Manchester City, i suoi tifosi non potranno nemmeno sognare di conquistare un posto in Europa. Cosa che la squadra rosanero ha fatto non una sola volta in un passato abbastanza recente. Al contrario del Girona, per dire.
Oltre a tutto, i fondi sovrani arabi, differentemente dagli altri private equity, non comprano per rivendere guadagnandoci, ma essenzialmente perché utilizzano il calcio come strumento di geopolitica. Una volta occupata una posizione, difficilmente poi la lasciano libera. Il soft power, come viene definito, oggi rafforzerà il brand Palermo, ma domani potrebbe frenare la crescita del Palermo del futuro", conclude.
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