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CRISI PALERMO

Palermo, bivio Barbera: Pisa e Cittadella per svoltare, è ora di far parlare il campo

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Il Palermo si guarda dentro e vuole cambiare marcia: Corini cerca risposte concrete

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di Leandro Ficarra

Il tempo dei propositi e delle parole volge ormai al termine. Urgono risposte immediate sul campo. Riscontri forti, veementi e tangibili. Almeno in termini di atteggiamento, intensità e prestazione. Corini ha realisticamente focalizzato limiti strutturali ed obiettivo di un organico che fatica ancora a tararsi adeguatamente sul piano di identità tattica, automatismi e qualità del gioco espresso. Per tagliare il traguardo salvezza serve una decisa inversione di rotta che generi un plus di solidità, concretezza ed incisività. La classifica langue pericolosamente e bisogna prioritariamente fare risultato.

Conquistare punti pesanti sarebbe opportuno e provvidenziale. Non solo sotto il profilo numerico. Una vittoria assurgerebbe a rivitalizzante psicotonico, specie per un gruppo immerso in una stentata ed affannosa ricerca di equilibri, sincronismi ed autostima. Corini auspica uno switch di matrice agonistica e caratteriale, ancor prima che tecnico. Gli uomini che sfideranno il Pisa dovranno essere settati nella testa e nello spirito. Solo un'applicazione totale e feroce può lasciare intravedere la luce fuori dal tunnel ad un Palermo reduce da ben cinque sconfitte nelle ultime sei gare.

La settimana è trascorsa tra summit, analisi e confronti, serrati ma costruttivi, tra tutte le componenti in seno al club.

Il blitz dell'amministratore delegato, Diego Gigliani, manager organico al City Football Group, ha un forte valore concettuale e simbolico.

La proprietà ha inteso far sentire presenza, autorevolezza e sostegno. La prestigiosa holding detentrice del pacchetto di maggioranza delle quote del Palermo FC vuole vederci chiaro, scrutando tra le pieghe di una crisi tecnica preoccupante. L'azionista di maggioranza interviene, sprona e vigila, nell'auspicio di focalizzare al meglio le criticità e contribuire a trovare le relative soluzioni. Dopo l'ennesima settimana di duro lavoro, sul campo e tra le mura sacre dello spogliatoio, tocca a Corini ed ai suoi calciatori dimostrare che un reale cambio di passo è effettivamente nelle loro corde.

La ricerca del vestito tattico idoneo ad esaltare le caratteristiche dei singoli costituisce solo un aspetto della spinosa questione.

Troppi i calciatori che hanno mostrato una condizione deficitaria in relazione a rispettivo background tecnico e oggettivo valore assoluto.

Innesti del calibro di Stulac, Saric e Di Mariano, al netto di tutte le attenuanti del caso, hanno fin qui reso molto al di sotto delle aspettative.

Sul piano corale, la fase di non possesso evidenzia sovente una squadra fin troppo sfilacciata e disarticolata. Gli errori trasversali dei singoli, talvolta di posizionamento, altre di lettura o esecuzione, hanno acclarato una fragilità alla base dei dodici gol subiti fin qui. Preoccupa soprattutto l'incapacità di reagire con lucidità, raziocinio e personalità al cospetto delle prime circostanze avverse.

In zona nevralgica, la manovra risulta tendenzialmente farraginosa, ordinaria e stagnante. Stulac, chiamato ad elevare cifra tecnica e di pensiero in sede di impostazione, ha interpretato finora il ruolo in maniera scolastica, a trazione sistematicamente orizzontale ed a ritmi fin troppo cadenzati.

Saric ha mostrato solo in dissolvenza sprazzi delle sue notevoli potenzialità, faticando a trovare tempi, spazi e posizione sul rettangolo verde.

Più convincenti Damiani e Broh, almeno in termini di intensità e ardore, quando sono stati impiegati. Segre ha fin qui fatto il suo sul piano di dinamismo e sagacia tattica. Gomes si è intravisto solo per briciole di partita. Latitano le verticalizzazioni, gli inserimenti senza palla e le conclusioni dalla media distanza. Un reparto sulla carta tra i migliori della categoria ma che ad oggi arranca. Sia in fase di interdizione, sia in sede di supporto alla proposta offensiva.

Il Palermo stenta ad innescare il bomber Brunori, che si adopera laboriosamente con tagli, attacchi alla profondità e smarcamenti nei sedici metri, ma riceve oggettivamente pochissimi palloni giocabili. Estremi del tridente encomiabili sul piano del dinamismo e della corsa, ma decisamente evanescenti in sede di rifinitura e finalizzazione. Con Elia e Di Mariano, le trame offensive rosanero trovano spesso il giusto sbocco in ampiezza, ma vizi di dosaggio nell'esecuzione di cross e assist , poca brillantezza nell'uno contro uno, opzioni infelici al momento della giocata decisiva mortificano spesso l'indice di pericolosità. Floriano, da attaccante esterno o trequartista, è parso l'unico in grado di coniare qualche lampo. Valente, attualmente non in cima alle gerarchie del tecnico, sembra un po' zavorrato, sul piano fisico e psicologico, da qualche panchina di troppo. Vido e Soleri, impiegati part-time, scalpitano in attesa di una chance dal primo minuto.

Risultanze preoccupanti emerse in queste prime otto giornate di campionato. Inesorabilmente tradotte nei soli sette punti conquistati fin qui e nel conseguente quartultimo posto in graduatoria.

Il calendario offre adesso l'opportunità al Palermo di Corini di cambiare marcia. Doppio turno casalingo  al cospetto di avversari temibili ma obiettivamente alla portata. Contro Pisa e Cittadella bisognerà far punti. Mostrando possibilmente un volto diverso. Per gettare concrete basi di una svolta ed uscire dalla crisi, il Palermo dovrà cambiare testa e spirito. Alzando l'asticella in termini di abnegazione, vis agonistica ed intensità. C'è margine per risalire la china, la stagione è ancora lunga ed estenuante. Tuttavia, come sottolineato dal direttore generale, Giovanni Gardini, il tempo deve costituire un'opportunità, non certo un alibi.

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