Parola ad Abel Hernandez. Arrivato come astro nascente del nuovo corso rosanero, l'attaccante uruguaiano ha fatto il giro del mondo dopo 5 intensi anni vissuti con la maglia del Palermo. Intervistato alle colonne odierne de La Repubblica, l'ex Hull City e CSKA Mosca tra le altre, si è raccontato a tutto tondo. Dagli scenari calcistici odierni fino alla sua vita privata, arricchita - come anche da lui stesso affermato - dalle sue due figlie. Più di cento le presenze tra le fila della compagine rosanero, alla quale l'attaccante classe '90 ha confessato di essere rimasto profondamente legato. Ecco, di seguito, alcune delle sue dichiarazioni più significative: "Non ero ancora maturo. Anche nel calcio ho faticato, prima di ambientarmi grazie anche a Cavani che considero quel fratello maggiore che non ho mai avuto. Discoteche? Se ne parlava ai miei tempi, però molte storielle venivano inventate. Ero giovanissimo e non così stupido da andare nei locali dopo una sconfitta. Capitò una sola volta e successe un casino. Ora sono più tranquillo, sto mettendo la testa a posto".
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Palermo, Abel Hernandez: “Tornerei subito in rosa. Zamparini che dolore, il derby…”
Le parole dell'ex attaccante rosanero, oggi in forza all'Atletico San Luis, che ha raccontato vicende passate, presenti e future per quel che riguarda la sua carriera
Una parentesi di Hernandez legata anche ad un suo possibile ritorno a Palermo, squadra e città della quale porta ancora un ricordo vivo nel cuore: "Un mio ritorno al Palermo? Sì. Sono nel pieno della maturità, potrei fare meglio del passato. Aspettando ovviamente la promozione dei rosanero. Chiesi la cessione? Avevo bisogno di cambiare aria, sentivo di non potere dare di più. C’erano nuovi giovani, come Belotti, che chiedevano spazio. Credo sia stata una buona scelta in quel momento. Allenatori? Fondamentale, Delio Rossi. Mi ha fatto capire che in A si deve correre. Ma sono rimasto legato anche a Gattuso. Tutto lo spogliatoio gli voleva bene, non mi era mai capitato di vedere un’intera squadra salutare l’allenatore dopo l’esonero. Quello che ricordo meno? Mutti. Io non gli piacevo e lui non piaceva a me".
Chiosa finale legato al ricordo di Maurizio Zamparini, patron che gli ha aperto le porte del calcio europeo: "Dolore immenso per la sua scomparsa, non potrò mai dimenticare che mi ha portato in Europa. Un aneddoto riguarda il mio addio: era fatta con l’Hull City, ma il presidente non rispondeva al cellulare perché gli dispiaceva cedermi e valutava comunque un’altra proposta del Benfica. E allora io, il mio procuratore e Mino Raiola, ci recammo ad Aiello del Friuli con l’offerta. Lui prese i documenti e rientrò in casa mentre io aspettavo fuori. Una scenetta divertente".
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