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Miccoli in carcere, il padre non ci sta: “Gli hanno voluto dare una lezione”

Miccoli in carcere, il padre non ci sta: “Gli hanno voluto dare una lezione”

Dopo la condanna a 3 anni e 6 mesi per estorsione aggravata dal metodo mafioso, in difesa di Fabrizio Miccoli è intervenuto il papà Enrico

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Estorsione aggravata dal metodo mafioso: questa la sentenza definitiva di condanna arrivata in Cassazione per Fabrizio Miccoli. L'ex Palermo dovrà scontare una pena di 3 anni e 6 mesi nel carcere di Rovigo. I fatti risalgono al 2011 quando, l'ex attaccante, ha chiesto a Mauro Lauricella, figlio del boss Antonino ‘U scintilluni', di recuperare una somma di 12 mila euro che un noto imprenditore siciliano avrebbe dovuto restituire a un ex fisioterapista del Palermo, Giorgio Gasparini, socio nel locale dell'imprenditore. Dopo la condanna del figlio, in difesa di Fabrizio Miccoli, è sceso in campo il papà Enrico.

"Sta pagando qualcosa che non ha fatto, è tutto assurdo. Gli hanno voluto dare una lezione - racconta al Corriere della Sera - Negli ultimi giorni era abbastanza sereno, non si aspettava di finire in carcere. Il mondo del calcio gli è vicino, lui ha sempre fatto del bene togliendo tanti ragazzi dalla strada"."Io credo che la magistratura - ha continuato Enrico Miccoli - gli abbia voluto dare una lezione per quella parola che disse durante una telefonata riferendosi a Falcone (Miccoli lo descrisse fango, ndr). Per quello che ha fatto ha chiesto scusa in tv davanti a tutti, in lacrime e a cuore aperto. Ma qualcuno non l'ha ancora perdonato, chi invece ha sciolto bambini nell'acido è libero. La procura ha chiesto per due volte l'archiviazione del caso, il giudice poi ha disposto l'imputazione coatta per Fabrizio. In quel momento ho capito che c'era qualcosa che non andava e che mio figlio avrebbe dovuto pagare. La Cassazione ha confermato la condanna, ma probabilmente non ha nemmeno letto le carte. Agli atti c’è un’altra telefonata, in cui Fabrizio qualche giorno dopo chiese a Lauricella di “lasciarlo perdere”, ma non è stata presa in considerazione dai giudici. Sta pagando per avere aiutato gli altri: a Palermo era il capitano, capitava spesso che si rivolgessero a lui".Fabrizio Miccoli, nel frattempo, aveva aperto una scuola calcio dopo avere appeso gli scarpini al chiodo: "I più piccoli non capiscono, i grandi e i genitori ci sono vicini e ci manifestano una grande solidarietà. Adesso serve pazienza, Fabrizio ci ha chiesto di andare avanti come nulla fosse, noi lo stiamo facendo per lui".

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