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L'accusa

Miccoli e l’accusa di estorsione: confermati 7 anni di reclusione a Mauro Lauricella

Miccoli

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dai legali di Mauro Lauricella, confermando la sentenza in appello e la condanna a sette anni di reclusione per l'estorsione in cui è coinvolto anche l'ex Palermo, Fabrizio Miccoli

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La Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dai legali di Mauro Lauricella, figlio del boss della Kalsa Antonino, confermando la sentenza emessa in appello nel 2019, con la condanna a sette anni di reclusione per il reato di estorsione - aggravato dal metodo mafioso - nei confronti di Andrea Graffagnini, ex titolare della discoteca "Paparazzi" di Isola delle Femmine. Lauricella dovrà scontare, pertanto, sette anni di carcere, mentre Fabrizio Miccoli, presunto mandante, che ha scelto il rito abbreviato, è stato condannato in primo e secondo grado a 3 anni e mezzo di reclusione (è pendente il ricorso davanti alla Suprema Corte).

In primo grado il fatto era stato derubricato in violenza privata e la pena inflitta a Lauricella era stata molto più lieve (un anno e pena sospesa).

Gli avvocati di Lauricella, Giovanni Castronovo e Angelo Barone, si sono così espressi al termine del processo: “Rispettiamo il verdetto anche se lo riteniamo profondamente ingiusto e continueremo a batterci per far emergere la verità. Valuteremo il ricorso davanti alla Corte di giustizia europea”.

L'incipit della vicenda risale ad oltre dieci anni fa - tra il 2010 ed il 2011 - quando l'ex fisioterapista del Palermo, Giorgio Gasparini, cercò di riavere indietro i soldi investiti nella discoteca sopracitata. Gasparini si rivolse a Miccoli che, a sua volta, coinvolse proprio Mauro Lauricella. Tempo addietro gli investigatori nel corso delle attività di intercettazione si imbatterono in una conversazione tra l'ex capitano del Palermo ed il figlio del boss mafioso.

Senti una cosa Mauro – disse Miccoli a Lauricella – eh… i primi di luglio poi quando vengo, dobbiamo andare a parlare con sto qua. Eh, andiamo io, tu e lui andiamo, ci andiamo a mangiare una cosa a cena e poi… poi quando ci vediamo… capito parliamo un attimo. Va bene? Allora io appena scendo a Palermo ti chiamo, noi ci vediamo da soli io e te, ti spiego un po’ come è la situazione, perché non dobbiamo parlare solo della situazione mia, c’è un’altra cosa, poi ne parliamo di persona… poi andiamo a cena con questo qua e, gli diciamo le cose come stanno. Va boh?”. “Va bene – gli rispose Lauricella – te la sbrigo io appena scendi, capito?”.

Non sapevo dove andare perché io non ho mai frequentato discoteche… il primo a cui ho pensato è stato Mauro”, si era difeso così Fabrizio Miccoli interrogato dai Pm. Lauricella avrebbe tentato effettivamente di recuperare le somme e nel corso di una riunione nel 2011 fu stabilito che sarebbe dovuto essere l'ex attaccante stesso a consegnare a Gasparini una busta con tre assegni, per complessivi sette mila euro, in occasione del match giocato in trasferta dai rosanero contro il Milan.

 

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