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John Stones, difensore inglese classe 1994 del Manchester City, è intervenuto alle colonne del Corriere dello Sport, rilasciando alcune dichiarazioni riguardanti anche l'amichevole in programma nella serata di domani:
Stones, i tifosi del City dicono che senza di lei non avrebbero mai vinto la loro unica Champions. È davvero così?
"Me lo ripetono spesso, io ho fatto solo il mio. Molti credevano fosse facile, ma l’Inter era ed è una superpotenza, come ha dimostrato tornando in finale quest’anno."
Lei fu un muro a Istanbul, ma anche un prezioso costruttore del gioco.
"Sì, Pep mi chiede quel lavoro: tanto filtro e anche il ricamo. Comunque, chi pensa che Guardiola sia solo interessato alle tattiche sbaglia di grosso."
E cosa conta per lui?
"Soprattutto la squadra, la sua tenuta difensiva e mentale. La passione che ha è incredibile, è un maniaco dei piccoli dettagli. Tutte le cose orribili che ci sono nel calcio lo appassionano allo stesso modo di quelle meravigliose. Penso che il suo cervello elabori il football in modo diverso da chiunque altro al mondo."
È il migliore?
"Non esiste sul pianeta terra uno come lui."
Quando è arrivato al City, pensava di poter vivere questo ciclo?
"L’avevo sperato, forse sognato. Il team era già forte: c’erano Agüero, De Bruyne, Silva, Yaya Touré. Ma il numero di trofei che abbiamo vinto non era pronosticabile e non avrei mai immaginato di far parte della migliore squadra del mondo per così tanti anni. Ne sono estremamente orgoglioso."
Che effetto le fa vedere De Bruyne al Napoli?
"L’ho sentito pochi giorni fa: è felicissimo a Napoli."
Si aspetta scintille da KDB?
"Oh sì! Può continuare a cullare il bambino che è in lui, circondato dall’amore dei tifosi e dall’entusiasmo di una squadra che ha appena vinto lo scudetto. Ci vediamo in Champions, amico!"
Capitolo infortuni: lei ha giocato solo 20 partite nel 2024-25. Perché?
"È stato un periodo molto difficile. Ho capito di aver avuto anche alcuni infortuni rari, dopo aver consultato degli specialisti. Mi ha logorato mentalmente. Ho avuto giorni bui in cui ho pensato di smettere. Tornavo e mi rifacevo male, stavo meglio e poi peggio. Un tormento. Ma ce l'ho fatta, ed eccomi di nuovo qui a lottare."
Dove ha ritrovato la forza?
"Quando sei infortunato ti senti molto solo. Non puoi aiutare la squadra, non ti senti parte del gruppo. Ho ricevuto un sostegno incredibile da mia moglie, dai miei figli e dai miei amici. Ne ho approfittato per guardarmi dentro e comprendere il motivo per cui faccio tutto questo. Nella sofferenza ho capito perché amo così tanto il calcio."
L’obiettivo è tornare a vincere la Champions?
"Sì, credo che ci riusciremo ancora."
Cosa glielo fa pensare?
"Ci stiamo allenando al massimo. Vedo la concentrazione e la carica giusta in ognuno di noi. Quest’anno giocheremo bene e torneremo a lottare l’uno per l’altro."
Guardiola ha detto: 'Un giorno, quando smetterò con il City, smetterò di allenare'. Lei ci crede?
"L’ha detto veramente? So quanto ama il calcio, ma visto quanto lavora duramente, posso comprenderlo. Deve essere molto difficile mentalmente, molto faticoso."
Il suo futuro è in bilico, visto il contratto in scadenza?
"Sono ridicole le voci che sento. Questa è casa mia. Vorrei restare."
Domani c’è Palermo-City. Le era mai capitato di giocare un’amichevole con 40mila persone?
"Forse mai, e sono un po’ emozionato. Ho sentito dire che i tifosi a Palermo sono incredibili. So che hanno una squadra di grande qualità, tifosi appassionati e che ambiscono alla Serie A."
Il Mondiale con la nazionale è un obiettivo?
"Certo, ci punto eccome. Siamo un po’ stanchi di arrivare vicini a ogni obiettivo e di fermarci sul più bello. Vincere qualcosa con l’Inghilterra è il sogno della mia vita. Finché potrò giocare, io per la nazionale ci sarò."
L’attaccante più forte che ha affrontato?
"Messi, senza dubbio. Ti lascia senza parole anche quando non ha la palla. Oggi direi Bellingham: non è un centravanti, ma il suo tocco, altezza, forza e capacità di occupare l’area lo rendono difficilissimo da marcare."
Cosa significa essere un leader?
"Un buon leader non si accorge di esserlo. Forse dire le parole giuste quando servono e, a volte, parlare poco ma fare tanto?"
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