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EX PALERMO

Lo Faso: “Palermo? Mi vengono i brividi. De Zerbi e l’esordio col Milan…”

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Le dichiarazioni rilasciate dall'attaccante palermitano, oggi al Livorno

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"Vivo di ambizioni, finché sono accese non posso smettere di sognare. Rientrare, fare gol e vincere con il Livorno dopo un mese è stato bello". Lo ha detto Simone Lo Faso, intervistato ai microfoni di SerieD24.com. Approdato in Serie D - al Livorno - lo scorso 7 settembre, l'ex attaccante del Palermo è tornato a parlare della sua esperienza nel capoluogo siciliano. Ma non solo... "Non c’erano scuole calcio vicino a casa mia, giocavo in strada o al parco, poi ci siamo trasferiti e mi sono iscritto. Nelle amichevoli con il Palermo io riuscivo sempre a segnare. Mio padre lavorava e non aveva modo di vedermi alle partite. Una volta, quando ero piccolo, l’allenatore lo invitò al campo, ma eravamo in ritardo. La squadra stava perdendo, entrai, segnai cinque gol e recuperammo. Quando sei bambino è ancora più bello giocare, è diverso, giochi con leggerezza, senza pensieri", le sue parole.

PALERMO -"La chiamata del Siena? In quel momento il Siena era in Serie A ed era uno dei migliori settori giovanili. Ero lontano da casa, inizialmente soffrivo ma all'età di 13 anni cucinavo e mi facevo il letto. A gennaio tramite il direttore Baccin ottenni il primo contratto. A quel punto mi dedicai al 100% sul calcio. Tornato a Palermo mi sono proiettato nel calcio dei grandi. De Zerbi lo sento spesso. Per me è stato un padre calcistico, ero giovane ma già avevo capito che quell’allenatore era un fenomeno. Ricordo che giocavamo un Cagliari-Palermo, poi avremmo affrontato il Milan. Mi riscaldai senza entrare. Dopo la partita De Zerbi mi chiamò in uno stanzino dicendomi che non voleva rovinarmi un esordio con la sconfitta e di prepararmi in vista della partita contro il Milan", ha ricordato il classe 1998.

IL SOGNO - "Diamanti in quella settimana, dopo ogni partitella, diceva a De Zerbi di farmi giocare. Parliamo di un allenatore che lavora su ogni dettaglio, non a caso oggi tiene testa al Liverpool in Premier League. Un’altra figura essenziale per me è stata Gianni Di Marzio. Quando ero a Palermo mi disse che la prima giocata nella mia mente il calciatore di Serie A l’aveva già letta, e di fare quindi l’opposto. Ancora oggi mi porto dietro questa frase. Sono persone che fanno bene al calcio. Giocare con la maglia del Palermo? Se ci penso mi vengono i brividi. Sono partito dai pulcini, facevo il raccattapalle, vedevo lo stadio pieno, il Palermo di Miccoli, Dybala, Pastore. Giocare per la città dei miei genitori, dei miei amici è il massimo dell’ambizione".

FIORENTINA -"C’erano tante voci che mi accostavano al Monaco o al Sassuolo. Dopo un’amichevole con la Nazionale Pastorello, che al tempo era il mio procuratore, mi chiamò dicendomi che avrei potuto firmare subito con la Fiorentina. Presi il treno da Roma e invece che tornare verso l’aeroporto, andai subito a Firenze. Il primo pomeriggio arrivai al campo e c’era Davide. Fu lui insieme a Saponara ad inserirmi nello spogliatoio viola. Era il primo che scherzava e il primo a diventare serio quando c’era da lavorare. Davide era un vero e proprio capitano, era una persona splendida, generosa. Ogni volta che parlo di lui dentro di me nasce qualcosa di così forte che faccio fatica ad esprimere. Per questo ho deciso di tatuarmi il tredici. Ancora oggi ho un bel rapporto con Saponara, Biraghi, Benassi, siamo molto uniti anche per tutto ciò che successe quella stagione. Pioli aveva fiducia in me e diceva che mi avrebbe fatto giocare. Dopo la seconda partita però, in un allenamento, mi ruppi il perone della caviglia. Iniziò un lungo calvario".

LIVORNO -"Era tutto così bello che con il tempo devi metabolizzare e fare una scelta: vivere nei ricordi o non accontentarsi. Per me la testa è il 90% di un giocatore. Tanti non escono dal tunnel degli infortuni, io fortunatamente mi sono rialzato. L’importante è saperle affrontare ed uscirne nel migliore dei modi, essere sicuro di poter tornare su quei campi. Ma se oggi ti dicessi che tutto ciò mi sta bene non sarei coerente con me stesso. Per questo sono felice di stare a Livorno, perché qui sembra di giocare nei professionisti. Una piazza del genere, con dei tifosi così attaccati alla maglia, brave persone, sono fattori che permettono ad un giocatore di esprimersi al meglio. Qui si respira calcio. Per questo voglio crescere insieme ai miei compagni e raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti. Intanto voglio crescere con il Livorno, concentrarmi sul presente", ha concluso Lo Faso.

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