Questa mattina la notizia: Giuseppe Sidoti, giudice della sezione fallimentare del Tribunale di Palermo, è stato sospeso per un anno dall'esercizio dal gip di Caltanissetta, nell'ambito dell'inchiesta della Procura della Repubblica di Caltanissetta per fuga di notizie nel corso dell’iter fallimentare imputato al club di viale del Fante.
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Inchiesta Procura di Caltanissetta, sospesi Giammarva e il giudice Sidoti: le motivazioni e il comunicato
il comunicato diramato dalla Procura di Caltanissetta, in cui vengono spiegate nei dettagli le motivazioni delle sospensioni di Giuseppe Sidoti e Giovanni Giammarva
Sidoti è accusato di abuso d'ufficio, concorso in corruzione e rivelazione di notizie riservate. Stessa misura è stata notificata a Giovanni Giammarva, ex presidente del Palermo e commercialista, sospeso anche dall'Albo dei curatori fallimentari, accusato di concorso in corruzione.
Al centro dell'indagine c'è l'ipotesi che la sentenza che evitò il fallimento del Palermo Calcio sia stata pilotata e frutto di uno scambio di favori. Sidoti, infatti, era uno dei magistrati del collegio che salvò la società dal crac.
Di seguito, il comunicato diramato dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta, in cui viene spiegata nei dettagli l'indagine in questione.
"La Procura della Repubblica di Caltanissetta sta coordinando l’esecuzione, ad opera di personale del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo, di un’ordinanza del GIP di Caltanissetta con la quale è stata disposta l’applicazione di due misure cautelari interdittive nei confronti di Giuseppe SIDOTI, giudice della Sezione Fallimentare del Tribunale di Palermo, e di Giovanni GIAMMARVA, già presidente della società calcistica U.S. Città di Palermo S.p.A.
Le indagini sono state avviate a seguito della trasmissione effettuata lo scorso dicembre dalla Procura di Palermo, ai sensi dell’art. 11 c.p.p., di una intercettazione telefonica relativa ad un colloquio tra l’Avv. Francesco Paolo DI TRAPANI, legale della U.S. Città di Palermo S.p.A., e ZAMPARINI Maurizio, patron della società calcistica, nella quale il primo riferiva il contenuto di una conversazione avuta con Giuseppe SIDOTI, giudice delegato nell’ambito del procedimento iscritto presso la Sezione Fallimentare del Tribunale di Palermo relativo all’istanza di fallimento presentata dalla Procura di Palermo nei confronti della U.S. Città di Palermo S.p.A. Nel corso della suddetta conversazione SIDOTI avrebbe anticipato a DI TRAPANI che verosimilmente il procedimento si sarebbe concluso con un esito favorevole alla società calcistica.
Le indagini conseguentemente avviate, anche di natura tecnica, hanno consentito di appurare che:
- SIDOTI, pur essendo legato da un pregresso rapporto di conoscenza e di estrema confidenza con GIAMMARVA, aveva omesso di astenersi dall’incarico di giudice relatore nell’ambito della procedura prefallimentare;
- il collegio investito della decisione sull’istanza di fallimento (composto, tra gli altri, dal dott. SIDOTI) aveva nominato, unitamente ad altri esperti, quale proprio consulente, SANTORO Daniele, che risultava, a sua volta, legato da rapporti professionali pluriennali con GIAMMARVA Giovanni;
- nel corso delle interlocuzioni fra SIDOTI e SANTORO è apparsa la volontà del giudice di orientare l’esito del procedimento in senso favorevole alla società. In particolare, SIDOTI ha impartito al consulente una serie di direttive finalizzate a non far emergere nell’elaborato peritale criticità delle quali entrambi erano a conoscenza, con riguardo in particolare alla fittizietà dell’operazione di cessione da parte della U.S. Città di Palermo S.p.A. ad ALYSSA S.A. (società di diritto lussemburghese riconducibile sempre a ZAMPARINI) delle quote di MEPAL s.p.a. (società detentrice del marchio della U.S. Città di Palermo S.p.A.) per 40 milioni di euro e alla solvibilità della stessa ALYSSA S.A. e di GASDA (holding del gruppo ZAMPARINI, fideiussore del credito di ALYSSA S.A.). SIDOTI, inoltre, ha invitato SANTORO ad effettuare nell’elaborato peritale simulazioni in ordine alla integrale svalutazione del credito di 40 milioni vantato da U.S. Città di Palermo S.p.A., ma solo bilanciando l’eventualità con quella della ipotetica promozione in serie A (peraltro non realizzatasi);
- le criticità via via riscontrate dai consulenti tecnici sono state puntualmente riferite da SIDOTI a DI TRAPANI, al fine di consentire alla società calcistica di porre in essere accorgimenti strumentali a scongiurare la dichiarazione di fallimento. All’esito della procedura SIDOTI predisponeva un decreto di rigetto dell’istanza di fallimento, da considerarsi, per i motivi sopra esposti, “atto contrario ai doveri di ufficio”, in quanto adottato in violazione dei doveri di imparzialità. In base a quanto sin qui accertato, tale condotta appare essere stata “remunerata” da GIAMMARVA con una serie di utilità, tra le quali il conferimento di un incarico nell’organismo di vigilanza della “U.S. Città di Palermo” S.p.A. in favore di un avvocato palermitano, PALAZZOLO Vincenza, legata al giudice. Sulla scorta degli elementi investigativi raccolti il GIP presso il Tribunale di Caltanissetta ha riconosciuto la sussistenza del reato di “corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio” ex art. 319 c.p. e il rischio di reiterazione del medesimo alla luce “della gravità delle condotte poste in essere dagli indagati, […] dalla loro reiterazione nel tempo e dalla particolare pervicacia e spregiudicatezza dimostrativa del loro inserimento in un contesto di scambi di favori”.
Conseguentemente il GIP ha disposto nei confronti di:
- SIDOTI la misura cautelare della sospensione dal pubblico ufficio inerente alle attività di magistrato per la durata di un anno;
- GIAMMARVA la misura cautelare della sospensione dal pubblico ufficio inerente le attività di amministratore giudiziario e ausiliario del giudice nei procedimenti civili, penali e amministrativi, nonché la misura cautelare del divieto di esercitare l’attività professionale di dottore commercialista e di ricoprire incarichi direttivi all’interno di persone giuridiche e imprese, per la durata di un anno.
Il giudice SIDOTI risulta indagato anche per abuso d’ufficio per aver conferito, nel corso del 2018, un incarico di curatore fallimentare all'avv. Vincenza PALAZZOLO, omettendo di astenersi "per gravi ragioni di convenienza", alla luce dei legami sopra citati. Unitamente alla notifica dell’ordinanza in argomento, sono in corso, a cura del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo, una serie di perquisizioni disposte dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta nei confronti, oltre che di SIDOTI, GIAMMARVA, di ulteriori soggetti indagati ovvero coinvolti a vario titolo nelle anomalie che hanno riguardato la vicenda di che trattasi".
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