"Con Zamparini il Palermo entrò in Europa, conquistò una finale di Coppa Italia, ottenne i migliori piazzamenti in A, scoprì fior di campioni. Mi fa male pensare che nessuno gli abbia dato una mano. La sua vicenda doveva finire in gloria, non è stata solo colpa sua". Lo ha detto Beppe Iachini, intervistato ai microfoni de "La Repubblica-Palermo". Diversi i temi trattati dall'allenatore originario di Ascoli Piceno, che sulla panchina rosanero ha conquistato una promozione dalla Serie B alla A: dal suo passato in Sicilia, al suo rapporto con Maurizio Zamparini. Ma non solo...
LE DICHIARAZIONI
Iachini: “Io, Zamparini e quelle telefonate. Non è stata solo colpa sua…”
LE TELEFONATE -"Zamparini mi voleva bene come non potete immaginare, solo che il lunedì, quando le cose non andavano, se la prendeva con tutti. Teneva alta la tensione con le sue 'bombe', si preoccupava di ogni particolare. Le sue telefonate? Cominciava con 'Beppe devi modificare il modulo e gli interpreti, altrimenti non si migliora'. Ridevo e lo stuzzicavo: 'Allora, mi mandi via'. E lui: ma che cavolo ti mando via, sei un deficiente, non capisci niente. Era il suo modo di volermi bene. Sono l'allenatore che ha resistito di più con lui e comunque mi sono dimesso", le sue parole.
L'ADDIO -"In una intervista non autorizzata io ebbi parole di fuoco? Il presidente si arrabbiò: 'Io gli allenatori li caccio, non aspetto che diano le dimissioni'. Ero al terzo anno, avevamo idee diverse sui giocatori. Già era andato via Dybala, successivamente cedette Belotti senza avvisarmi. Battuto a stento il Chievo, il clima era teso e gli comunicai che preferivo andare a casa senza considerare il contratto".
IL RICORDO -"Ventotto anni fa la mia prodezza di testa a Milano, in Coppa Italia, per la storica vittoria contro il Milan? Uno dei più belli e significativi della mia carriera proprio ai rossoneri di Capello, freschi di scudetto e del trionfo in Champions. Come dimenticare? Abitavo a Mondello ma ne frequentavo ogni angolo, dal centro ai rioni popolari. Prima da calciatore e poi da allenatore mi sono calato in maniera morbosa in questa città alla quale mi lega il fantastico ricordo della promozione in A e la valorizzazione di talenti come Dybala e Belotti. Non mi facevo mancare nulla: i venditori di polpo e frutti di mare, Mimmo, Poldo, i ristoranti caratteristici, i negozi di abbigliamento, la colazione da Caflisch".
IL PALERMO DEI PICCIOTTI - "Una favola, con palermitani straordinari come Giacomino Tedesco, Vasari, Galeoto, Compagno, Assennato, Di Somma, Pisciotta e altri. Alla penultima d’andata eravamo primi in classifica; in Coppa Italia avevamo superato il Parma di Zola, Stoichkov e Pippo Inzaghi, il Vicenza di Guidolin e uscimmo con la Fiorentina di Ranieri, Batistuta e Rui Costa, dopo sfide tiratissime".
L'IMPRESA - "L'impresa di otto anni fa quasi un augurio per questa sera? Le premesse non mancano. Quella galoppata resta una delle pagine più belle. L’avvio fu difficile, dopo l’esonero di Gattuso c’era ancora tanta tristezza per la retrocessione, l’entusiasmo si risvegliò col passare del tempo. Dybala e Belotti avevano vent’anni, reintegrai Vazquez. Trasformai Belotti in attaccante centrale. Avvicinai Dybala alla porta avversaria e diventò devastante, anche in A. Vazquez aveva Vazquez la valigia pronta? Era fuori rosa, dopo una settimana di allenamenti, parlai con Zamparini e gli dissi: In attesa del mercato invernale, prima diamo la maglia a lui e poi completiamo l’organico (ride)", ha concluso Iachini.
© RIPRODUZIONE RISERVATA