"Sappiamo bene cosa sia Palermo, il calore dei palermitani, la tradizione. Spero che i tifosi ci diano una spinta decisiva, anche se dobbiamo essere bravi noi a trascinarli. Riguardo alla città, tutti coloro che sono stati a Palermo me ne hanno parlato benissimo: è un posto incredibile, anche per storia e cultura". Lo ha detto Alfred Gomis, intervistato ai microfoni del "Giornale di Sicilia". Diversi i temi trattati dal nuovo portiere del Palermo, approdato alla corte di Alessio Dionisi a titolo definitivo dallo Stade Rennais: dalla sua esperienza in Francia, agli obiettivi personali e non in vista della nuova stagione. Ma non solo...
PALERMO
Gomis: “Ecco perché ho scelto Palermo, mi sento importante. Desplanches e la A…”
SU DESPLANCHES - "Competizione con Desplanches? Io sono stato preso per dare il mio contributo, così come farà senz’altro Sebastiano. La squadra è la cosa più importante: non c’è competizione tra noi, ma voglia di mettersi a disposizione per raggiungere l’obiettivo. Per riuscirci serve coesione, non dualismo. Dobbiamo dare il massimo in allenamento, stimolandoci l’un l’altro giornalmente per mettere in difficoltà l’allenatore. Abbiamo lavorato poco insieme negli ultimi giorni perché Seba si sta ritrovando dopo l’infortunio della passata stagione e quindi nei primi giorni a Livigno ha lavorato a parte. Ancora non c’è stato modo di approfondire la nostra conoscenza. Avremo tempo. In ritiro l’obiettivo è creare un gruppo solido, quindi stare tutti assieme".
IL PROGETTO - "Avevo altre opportunità, potevo scegliere altre strade. Ma qui mi sento coinvolto, mi sento utile e importante. Il progetto che mi ha illustrato il direttore De Sanctis mi ha convinto. La trattativa col club si è chiusa in tempi rapidi, sono contento di essere arrivato il primo giorno di ritiro per integrarmi al meglio. Io e il ds calcisticamente parliamo la stessa lingua. Sta nascendo una bella squadra, un bel gruppo. Ci sarà chi andrà via e chi arriverà, è il mercato, lo sappiamo, ma c’è armonia, si lavora bene. Il clima è quello giusto. La maglia numero 16? In Francia la maglia numero 16 appartiene storicamente ai portieri. E visto che la numero 1 era già occupata da Seba, che ce l’aveva dall’anno scorso, ho optato per la 16".
OBIETTIVI -"Il mio sogno? Finora ho fatto un bel percorso. Credo di essere a metà, spero di giocare ancora tanto. Oggi, non parlerei di sogni, ma di obiettivi: il focus è sul Palermo, l’obiettivo è il Palermo. Riportare il Palermo in Serie A? Non mi sbilancio, perché so quanto è complicato il campionato di B che conosco molto bene. I tifosi è giusto che sognino di rivedere questa società a livelli gloriosi, come testimoniano i tanti campioni di livello internazionale che hanno vestito la maglia rosanero, in A. L’obiettivo nostro, di questo gruppo, è migliorare rispetto all’anno scorso. Ancora non so se vivrò in centro o a Mondello. Forse il centro è un po’ caotico, ma non escludo nulla. Deciderò a tempo debito con mia moglie Maxine, anche in base alle necessità familiari e di mio figlio Gael".
NAZIONALE -"È una conseguenza di quello che riuscirò a fare a Palermo. Col Senegal ho vinto una Coppa d’Africa, il ct mi conosce. Sono fiero dei traguardi raggiunti, della crescita calcistica del mio paese a cui ho dato il mio contributo. Il resto è tutto da scrivere. La mia esperienza in Francia? Mi sono tolto grandi soddisfazioni, sia col Digione che al Rennes, dove ho avuto la possibilità di giocare anche le coppe europee. È aumentato il mio bagaglio di conoscenze. Mi sono arricchito umanamente e professionalmente. Poi nel calcio capitano anche questi momenti (il portiere è finito ai margini, ndr). Per ragioni che non sto qui a raccontare si è creata una situazione un po’ particolare al Rennes, dopo due anni bellissimi. L’anno scorso ho accettato di andare in prestito al Lorient per rimettermi in gioco, anche se sapevo che loro avevano un portiere titolare e che avrei dovuto fare il secondo".
ITALIA E RAZZISMO - "Avevo tre anni quando sono arrivato. L’Italia fa parte di me, così come il Senegal che è la mia terra. Mi sento italiano e senegalese allo stesso tempo. Può essere complicato da capire per chi non ha mai vissuto queste cose. Ma bisogna allargare i propri orizzonti per superare certe barriere. Razzismo in Italia? L’Italia può e deve migliorare. Anche qui assistiamo spesso a episodi di razzismo, come all’estero d’altronde. C’è del lavoro da fare, ma non direi che l’Italia è più o meno razzista di altri paesi".
© RIPRODUZIONE RISERVATA