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Il Palermo riabbraccia Emanuel Gyasi, attaccante nato proprio nel capoluogo siciliano nel 1994 da genitori ghanesi. Dopo soli quattro anni in città, la famiglia si era trasferita in Ghana, per poi fare ritorno in Italia, a Pino Torinese, quando Gyasi aveva undici anni. Ora, il cerchio si chiude: "È stato il destino a farmi tornare", ha dichiarato il calciatore con grande emozione.
Il suo approdo in rosanero non è stato semplice: inizialmente, il club aveva puntato su Elia, ma le difficoltà nella trattativa con lo Spezia hanno portato la dirigenza a virare su Gyasi, che non ha esitato ad accettare: "Appena ho saputo dell’interesse, ho detto subito sì."
Una curiosità sul suo nome ha attirato l’attenzione: il club lo ha presentato come “Emanuel”, senza la doppia “M”. Un dettaglio che ha fatto discutere, ma la spiegazione è semplice: un refuso all’anagrafe ha cambiato per sempre la sua grafia, voluta originariamente dalla madre come “Emmanuel”.
Il feeling con l’ambiente è stato immediato. In pochi giorni di ritiro, l’ex Empoli ha elogiato la professionalità e l’organizzazione del Palermo, definendolo un club “di livello top” dove “non manca nulla”. Determinato e versatile, Gyasi ha sottolineato la sua disponibilità tattica: ha giocato come esterno, mezzala, falso nueve, persino portiere ai tempi della Primavera del Torino.
Fondamentale per il suo arrivo è stato il contatto telefonico con Filippo Inzaghi, nuovo tecnico rosanero: “Mi ha trasmesso energia e fiducia, è stato decisivo.” L’attaccante si dice pronto a dare il 100%, ispirato da un idolo che incarna dedizione e fame di vittorie: Cristiano Ronaldo.
Il mantra del suo ritiro? “Lavoro, lavoro, lavoro.” Con questo spirito, Gyasi è pronto a scrivere una nuova pagina della sua carriera… nella città dove tutto è iniziato.
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