Cristian La Grotteria, calciatore che ha militato nel Palermo tra il 2000 e il 2003, ha rilasciato un'intervista a Fanpage.it:


Le parole
Ex Palermo, La Grotteria: “C’è tutto per arrivare alla promozione, Inzaghi è una garanzia e c’è entusiasmo”
Cosa fa oggi Cristian La Grotteria?
"Ho fatto cinque anni come responsabile del settore giovanile per il Cittadella e nell’ultimo anno ho lavorato nello scouting internazionale del Venezia. Una bella responsabilità ma molto stimolante."
Ha lavorato nello scouting, come responsabile del settore giovanile, direttore sportivo e vice allenatore: qual è il ruolo più difficile?
"Il ruolo più complesso è quello del vice. Perché devi stare tra lo staff e la squadra. Devi essere bravo a ricucire tutto in ogni situazione. Sembra un ruolo banale, ma è complicato fare il vice allenatore. In alcune situazioni prendi le botte da tutte le parti."
È arrivato in Italia nel 1999: quanto è cambiato il calcio?
"Quando sono arrivato io le categorie erano molto più delineate. La Serie A era al top, anche a livello mondiale, e poi a cascata le altre. Poi alcuni top player hanno smesso e non c’è stato un vero ricambio. Un’altra nota negativa sono le tante regole: non c’è bisogno di una regola sui giovani che devono giocare per forza. Se uno è bravo, gioca. Stop. Il movimento è piuttosto macchinoso su troppe cose."
Il primo impatto con l’Italia e il calcio italiano?
"Persi le valigie e arrivai ad Ancona con la neve, dopo essere partito dall’Argentina con 40 gradi. Non sapevo una parola d’italiano, anche se mio padre era di qua, ma non aveva mai parlato la lingua."
Suo padre era italiano?
"Mio padre era calabrese. Nato in Italia, si è trasferito in Argentina quando aveva quattro anni con i miei nonni. Non ha mai parlato bene italiano perché era piccolo. Io ho fatto il viaggio al contrario."
Prima di arrivare in Europa ha vissuto un momento difficile…
"Io giocavo nell’Estudiantes e mi dissero che non rientravo più nei piani del club. Così mi misi a lavorare in un supermercato, ma mi licenziarono il primo giorno. I miei genitori si erano separati e avevo una grande responsabilità verso la mia famiglia. Dal nulla mi chiamò un amico, diventato allenatore dell’Estudiantes, e mi fece fare un provino. Mi fece firmare subito. Da persona normale mi ritrovai in uno stadio molto impegnativo. Ho giocato con Martin Palermo, Lionel Scaloni e Juan Sebastian Veron. Abbiamo ancora una chat dei ragazzi del 1974."
Poi l’arrivo a Palermo per due miliardi di lire. Più pagato della Serie C. La promozione fu immediata?
"Molto bella, entusiasmante e forte. Palermo è una piazza tosta, senti la pressione della gente. Fummo fortunati: al primo anno salimmo in Serie B. Poi feci altri due campionati prima di andare via. Dovevo aspettare un anno per festeggiare la Serie A. Zamparini ha fatto grandi investimenti e voleva vincere a tutti i costi. A Palermo in quegli anni sono passati grandi giocatori. Alla partita delle leggende ci hanno dato una grande dimostrazione di affetto."
Cosa fece con il primo stipendio da calciatore in Argentina?
"Ho sistemato un po’ i conti a casa. In Argentina ci sono i premi a partita: se vinci, prendi bonus. A me capitò così nel primo mese e comprai una Fiat Uno per muovermi meglio, visto che andavo agli allenamenti in autobus."
Il Palermo può tornare in Serie A con Inzaghi?
"C’è tutto per arrivare alla promozione. Inzaghi è una garanzia sotto questo punto di vista. C’è entusiasmo e sono stati fatti grandi acquisti."
È mai stato vicino a una big italiana?
"Quando Sensi vendette il club a Zamparini, voleva portarsi via qualche giocatore, ma Zamparini disse di no. Mandò Bombardini alla Roma e io rimasi a Palermo. Poteva essere una sliding door per la mia carriera, ma io in Sicilia stavo bene."
Com’è lavorare oggi nello scouting?
"Sono stati fatti passi in avanti importanti. Prima sembrava una spesa inutile, ora è una risorsa. Se trovi le persone giuste, puoi fare ottime operazioni. Si lavora molto con i video, poi si va a vedere dal vivo chi ti interessa davvero, prima di segnalare al direttore. Con le app fai molto, ma è fondamentale vedere il calciatore dal vivo prima di prenderlo."
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