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di Leandro Ficarra
Prima bello, autorevole, brillante ed incisivo. Poi fragile, inerme, intorpidito e remissivo al rientro dall'intervallo. Quindi gladiatorio, caparbio, feroce e reattivo, in grado di restituire, con gli interessi, le due sberle subite ad inizio ripresa. Infine masochista oltre i confini dell'immaginabile, fino ad omaggiare il calcio di rigore all'avversario per un blackout nervoso a gioco fermo e palla lontana. Difficilmente spiegabile quando sei avanti nel punteggio ed hai la vittoria in pugno, ad una manciata di minuti dal termine. Palermo che al Sinigaglia è stato tutto ed il suo contrario. Confermandosi un paziente in ripresa ma vittima di letali ricadute, estremamente complesso da psicanalizzare. Con dinamiche e contingenze tecnico-tattiche multiformi, l'evoluzione ondivaga e controversa che caratterizza i mille frangenti delle performance rosanero si ripete con cronica e desolante sistematicità. Con il nefasto comun denominatore del fiele il fondo al calice della partita. Quando ti appresti ad assaporare il dolce nettare del successo e poi ti trovi a masticare, stizzito e corrucciato, il frutto amaro e indigesto del rimpianto. Tre a tre, all'ultimo respiro, proprio come a Parma. Stavolta, però, la recita allestita dagli uomini di Corini sul palco del Sinigaglia è stata di bem altro spessore calcistico.
Non certo una strenua, gladiatoria e tormentata difesa ad oltranza nel tentativo di arginare in trincea l'imperversare veemente della corazzata di Pecchia, con Brunori in versione bomber deluxe e Segre rapace stoccatore, ma una performance che per l'intera prima frazione, e parte della ripresa, ha mostrato in riva al lago indole propositiva, trame di gioco lineari e ficcanti e buoni automatismi specie in fase di possesso.
Personalità, equilibri, sincronismi e qualità del calcio espresso dal Palermo nel primo atto del match del Sinigaglia hanno obiettivamente impressionato. Per certi versi, visto il periodo di tormentata convalescenza vissuto dalla squadra rosa, anche decisamente sorpreso. Il 4--3-3 varato da Corini pareva funzionare a meraviglia. Squadra corta e compatta, aggressiva e corale nell'applicazione del pressing alto, reattiva e manovriera, padrona in mezzo al campo e fluida sulle catene laterali. Insigne e Di Francesco in palese crescita di condizione, ben coadiuvati e coperti da Graves e Lund, in grado di alzare l'asticella della qualità sulle corsie e negli ultimi venti metri. Gomes a schermare, cucire e finanche verticalizzare all'occorrenza, Segre a macinare chilometri e fagocitare palloni, Henderson e raccordare e pulire la manovra, con Brunori solito volano pregiato nella tessitura delle trame d'attacco, pronto a divorarsi la profondità quando possibile.
Con grande sicumera il Palermo ha preso subito lo scettro della gara in mano: Incornata di Marconi che sfiora il palo, accelerazioni di Di Francesco ed Insigne che squarciano la densità lariana, creando tante chance potenziali già nei primi minuti. Gomes che buca la linea difensiva di Fabregas con un pregevolissimo filtrante, Di Francesco che ruba il tempo col mancino a Semper e firma il meritatissimo vantaggio. Como che non la prende mai, Palermo che giganteggia sul velluto. Fraseggio rosa limpido e gestione del possesso lodevole, accelerazioni fulminee in verticale, con Insigne che parte largo e si insinua tra le linee, pungendo da classico trequartista in determinati frangenti.
La squadra di Corini pare anche più tonica ed esplosiva sul piano atletico. La galoppata di Henderson in ripartenza ispira il mancino a giro di Insigne, Semper si traveste da Superman e vola a deviare sulla traversa la perla balistica dell'ex Frosinone. Pigliacelli ammira i suoi compagni sciorinare un calcio fluido, avvolgente, incisivo al punto giusto. L'unico acuto comasco è disinnescato dall'ottimo Graves, che chiude perfettamente la diagonale difensiva su Sala evitando guai sul cross di Baselli. Chiusa la prima frazione, con una sola squadra in campo, era difficile immaginare quello che sarebbe accaduto nella ripresa.
In casa Palermo, però, intervallo fa troppo spesso rima con blackout. Fabregas getta nella mischia Gabrielloni e Chajia, Corini vara la proverbiale staffetta a sinistra tra Lund e Aurelio. Basano trenta secondi alla difesa ospite per assopirsi. Curto crossa dalla trequarti, Marconi si perde totalmente Cutrone che gli sfila alle spalle e batte con una perentoria zuccataPigliacelli. Solo il preludio della sciagurata ripresa giocata dall'ex difensore del Monza.
L'inerzia psicologica del match si capovolge in un istante. La sensazione è che il Palermo fatichi a risistemarsi e ad assorbire tatticamente i due nuovi innesti schierati da Fabregas nella ripresa. Dieci minuti di dominio lariano. Un trailer totalmente in antitesi a quanto visto nella prima frazione. Gabrielloni gioca bene di sponda ed alza il baricentro della squadra lombarda, Marconi arranca e lo argina davvero a fatica. Giallo per lui, idem per Nedelcearu,
Da Cunha sfrutta proprio il lavoro, protezione della sfera e scarico, del neoentrato per involarsi e premiare la sovrapposizione di Curto, che si beve con irrisoria facilità Aurelio e mette a rimorchio proprio per Gabrielloni autore del gol del sorpasso. Dieci minuti da incubo ad inizio ripresa. Proprio come contro il Pisa, pochi giorni fa.
Apprezzabilissima la reazione di carattere e determinazione che la squadra di Corini mette sul manto erboso dell'impianto lariano. Prima è Semper a compiere un miracolo su Di Francesco, servito da un'ottima giocata di Brunori, poi lo stesso bomber rosanero mette sulla testa di Segre la palla del pari.
Palermo che si rianima, Di Mariano che subentra a Di Francesco, Vasic che fa rifiatare Henderson. Stulac che rileva Gomes stremato ed alle prese con noie muscolari. Proprio il playmaker sloveno calcia magistralmente una palla inattiva sulla trequarti trovando la testa di Graves che riporta avanti la compagine rosanero. Apoteosi nel settore ospiti e vittoria che sembra da un passo. Mateju subentra ad Insigne, il Palermo si dispone con un 5-3-2 nel finale a protezione del vantaggio. Il cronometro valica i confini del novantesimo. Il Como sbatte, a corto di idee ed energie, sul muro rosa. Fabregas fa all-in con Verdi e Cerri. La squadra di Corini si fa incredibilmente male da sola. Ad azione finita e palla lontana, Marconi rifila un pugnetto sullo stomaco a Curto che stramazza al suolo in area di rigore. Pairetto viene richiamato al Vat per l'onfield reviewe non può fare altro che espellere il difensore rosanero e decretare il penalty. Verdi trasforma ed infrange i sogni di gloria di Corini.
Nel prosieguo dell'extra-time, il Palermo rischia anche di perderla. Prima Pigliacelli e poi Graves salvano su Cerri. Frustrazione e rimpianto sono i sentimenti prevalenti al triplice fischio. La qualità della prestazione offerta dal Palermo oggi, nel suo complesso, era certamente meritevole dell'intera posta in palio. Il match del Sinigaglia lascia in dote i sensibili progressi sul piano del gioco e dell'intensità da parte di una squadra che sta producendo un lodevole sforzo, in termini di coesione, impegno ed abnegazione, ma continua ad essere inopinatamente zavorrata da misteriosi blackout mentali e nervosi. Fragilità e scompensi che vanno oltre l'aspetto tecnico-tattico e inibiscono allo stato attuale un significativo salto di qualità sotto il profilo dei risultati. Difficile volare alto se finisci ripetutamente per tarparti le ali con le tue stesse mani..
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