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Catania-Palermo 0-1: il derby è rosanero! Santana firma una perla e scrive la storia, esordio da sogno per Filippi

Il Palermo conquista il derby in inferiorità numerica con una prova intensa e coraggiosa

Mediagol8

di Leandro Ficarra

La classe non è acqua.Mario Alberto Santana non ha mai perso occasione per ricordarlo ai più distratti.

Anche nel corso dell'inopinato esilio dall'orbita dei titolari e dall'anticamera dei potenziali subentranti. Leccornie per palati fini, dispensate sul rettangolo verde, pur tra le sparute briciole di un esiguo minutaggio. L'istante in cui il talento argentino flirtava con la sfera diveniva eterno. Sublime lignaggio calcistico ad impreziosire la desolante mediocrità di una categoria che non gli appartiene.

Imprescindibile  per leadership, personalità, carisma. Riferimento e fonte inesauribile di nozioni e conoscenze per i compagni. Decisivo anche nel chiuso dello spogliatoio e dalla panchina. Quando, come un leone in gabbia, guardava suo malgrado i compagni stentare non poco nel ritrovarsi e venire a capo di sé stessi e dell'avversario. Che Mario potesse ancora spostare gli equilibri, con i suoi tempi, i suoi ritmi, il suo esserci, Boscaglia lo ha forse capito fuori tempo massimo.

Al "Massimino" di Catania, nel derby di Sicilia, la gara più sentita, calcisticamente vissuta e palpitata dal mondo rosanero, l'ex strillone di Comodoro ha suggellato in modo fiabesco ed indelebile la sua rispondenza di amorosi sensi con Palermo ed il Palermo. Una rabona come nobile vezzo d'artista nel cuore  della contesa. Sussurro pregiato del suo calcistico genio. A far da prologo alla magia balistica che ha deciso il match.

Sposando in bianco, pur di incassare un capitale di sentimenti ed emozioni dall'inestimabile valore, il progetto del nuovo Palermo di Hera Hora, il numero undici rosanero intendeva chiudere magicamente il cerchio della sua fantastica carriera. Finale a sensazione lì, all'ombra del Monte Pellegrino, dove tutto era iniziato a grandi livelli nell'Olimpo calcistico italiano. Nulla contavano i soldi, la categoria, il peso ingombrante dell'anagrafe.

Il rosa ed il nero cuciti addosso sulla sua pelle. Un dribbling, un tunnel, una carezza docile all'amica di cuoio, sedotta, e mai abbandonata, dalla suola del suo piede fatato. L'ebbrezza del manto e dell'urlo del "Barbera" a far rullare le sue gambe, pulsare la sua anima. Volare la sua mente. Come nell'epica galloppata contro la Roma e mille altre volte.  La D vinta da proptagonista assoluto a suon di gol, assist e giocate d'alta scuola. L'infortunio contro l'Acireale: il calvario, la fatica, il ritorno. L'incubo Covid e la snervante attesa di potersi giocare la sua chance anche in Serie C. Dopo mesi di naftalina, Boscaglia decide di attingere dall'oasi della sua straordinaria levatura. Gli assist decisivi contro il Bisceglie, le giocate virtuose. Pillole di sontuosa tecnica individuale. Un riverbero tracimante di carisma e sapienza per i compagni. La cospicua dote di riverenza indotta negli avversari.

L'era Boscaglia che si chiude, al culmine di un percoso costellato di topiche, falle ed incongruenze di ogni sorta. Il tecnico che finisce per pagare non solo i suoi errori, ma anche le inconfutabili e primarie responsabilità di proprietà e dirigenza. Il suo vice storico, Giacomo Filippi, che si prende la patata bollente.

Accettando di buon grado il rischio di bruciarsi, pur di provare il brivido di preparare la pietanza con i suoi ingredienti. Senza dover dosare, miscelare e distribuire, le ricette degli altri. Magari scoprendo, dopo audaci esperimenti e sfiziosi assaggi, di poter studiare da Master Chef.

La griffe d'autore di Mario Alberto Santana, che stilizza il derby e aggiorna la storia. Divenendo l'unico calciatore dell'epopea rosanero ad aver giocato e segnato in tutte le competizioni con questa maglia. Dalla Serie A alla Serie D, passando per torneo cadetto e Lega Pro, Europa League compresa. Un gol capolavoro quello dell'ex Napoli e Fiorentina: stop di petto e collo esterno al volo, di destro, a baciare l'incrocio dei pali. Ciliegina ricercata e gustosa. Almeno quanto la torta sfornata per l'occasione da Filippi. Davvero lodevole preparazione e gestione in corsa del match da parte del nuovo allenatore del Palermo.

Tarate perfettamente tensione e carica motivazionale nei suoi uomini. Un Palermo intenso, vorace, volitivo. Finalmente coeso ed acceso. Nel cuore e nella testa. Gagliardo, vigoroso, elettrico. In perfetta modalità derby. Il merito principale di Filippi è quello di aver tracciato una forte linea di discontinuità con il passato. In primis sotto il profilo tattico, quindi anche in termini di interpretazione ed atteggiamento. Idem nella scelta di uomini e ruoli. Il nuovo tecnico ha voluto fortemente caratterizzare la squadra da subito. Strappandosi di dosso l'etichetta di vice Boscaglia.

Il 3-4-3 iniziale ha sorpreso tutti. Palazzi centrale di regia in retroguardia con Somma e Marconi, Accardi esterno alto a coprire le spalle a Silipo sul versante destro. Valente e Floriano, mix di gamba e qualità, a comporre la catena laterale sul binario mancino. De Rose e Luperini in mediana, Lucca terminale boa del tridente. Grande densità e coesione tra le linee, propensione organica al pressing alto, tendenza a verticalizzare rapidamente la manovra senza ricorrere ad un fraseggio troppo articolato in costruzione. Queste le principali novità facilmente tangibili rispetto alla gestione precedente. Al netto di accorgimenti ed alchimie strategiche, la scossa sotto il profilo nervoso e caratteriale è parsa palese. Reattività, vis agonistica, cattiveria sportiva. Un Palermo molto diverso dalla squadra disarticolata, approssimativa, a tratti indolente, vista in più di un'occasione in passato.

La partita è stata vibrante e godibile. Anche per merito di un ottimo Catania. La compagine di Raffaele, per qualità, contenuti tecnici, volume di gioco ed occasioni, non avrebbe meritato la sconfitta. Il Palermo non ha certamente rubato nulla. Ribattendo colpo su colpo alla formazione etnea. Giocando con coraggio e indole propositiva. Anche una volta rimasto in dieci. Gestendo in modo accorto e veemente la fase di non possesso nell'ultimo scorcio di match in cui il Catania ha spinto forte e bene alla ricerca del pari. Chance da una parte e dall'altra nel primo tempo. Gara spigolosa ma giocata a ritmi apprezzabili con trame di gioco piuttosto fluide e ficcanti su entrambi i fronti.

Chance importante per Pinto, traversa clamorosa di Marconi, destro a lambire il palo di Lucca, salvataggio di Giosa su lob di Floriano.

Sussulti ed emozioni a rendere avvincente un derby dal considerevole peso specifico. Non soltanto per ragioni di campanile.

Marconi che rimedia due gialli in pochi minuti e lascia il Palermo in inferiorità numerica in prossimità dell'intervallo.

Russotto che pareggia il conto dei legni in avvio di ripresa. Filippi che lancia i senatori Crivello e Santana per Valente e Silipo. I due big che ricambiano al meglio la fiducia: sovrapposizione e cross al bacio dell'esterno palermitano, prodezza balistica dell'immarcescibile argentino.

Il vantaggio che alimenta lo spirito di rivalsa in casa rosa. Il Catania che reagisce furente, punto nell'orgoglio. Filippi fa incetta di pragmatismo richiamando Floriano ed inserendo Broh. Etnei arrembanti, Palermo d'acciaio, disposto con una sorta di 3-5-1, che serra i ranghi e non molla un centimetro. Pelagotti si supera su destro da fuori di Russotto.Raffaele inserisce in rapida successione Rosaia, Di Piazza e Manneh. I minuti trascorrono, il Palermo difende più basso ma rischia poco. Palazzi cede ai crampi e tocca a Peretti. Reginaldo e Albertini sono gli ultimi assi che Raffaele prova a calare sul derby. Russotto carezza la traversa in torsione aerea, Pelagotti dice no a Reginaldo. Il brasiliano alza la mira su un rigore in movimento nel cuore del recupero.

Coraggio, compattezza, equilibrio. Carattere, orgoglio ed un pizzico di buona sorte. Il Palermo fa suo il derby e urla la sua gioia. Bagliore salvifico nel grigiore di una stagione tormentata. Santana segna, Filippi sogna.Re, probabilmente, non solo per una notte.