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EX PALERMO

Caracciolo: “Io, il Palermo e quel gol al West Ham. Battemmo Mascherano e Tevez”

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Dal Brescia al Palermo, Andrea Caracciolo si racconta: le dichiarazioni rilasciate dall'ex attaccante rosanero

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"Il mio calciatore preferito era Marco Van Basten. Era il mio grande idolo. Non mi sono ispirato né a lui e né a nessuno. Cercavo di fare del mio meglio sfruttando le mie qualità". Lo ha detto Andrea Caracciolo, intervistato ai microfoni di "Seried24.com". Bomber classe 1981, Caracciolo ha scritto pagine indimenticabili nella storia del Brescia, divenendo, a pieno titolo, icona calcistica simbolo del club lombardo. Poi, la parentesi di Palermo, formativa ed umanamente intensa, ma non esaltante sotto il profilo professionale.

"La Coppa Uefa con il Palermo è stata una grande esperienza - ha raccontato l'ex centravanti rosanero -. Ricordo maggiormente il gol contro il West Ham perché lì c’era gente come Mascherano, Tevez e Ferdinand e nonostante ciò riuscimmo a vincere quella partita 1-0 con cross di Aimo Diana e io, con un colpo goffo di ginocchio, son riuscito a buttarla dentro. Tra l’altro giocavo con il numero 10. Un bellissimo ricordo all’Upton Park".

DA DIFENSORE A BOMBER - "Sono cresciuto come difensore centrale, ero anche elegante e mi piaceva uscire palla al piede e impostare il gioco. Poi verso i 16 anni mi hanno spostato centrocampista e siccome cominciavo ad avere anche il vizio del gol, una volta arrivato al Sancolombano Paolo Sollier mi vide così alto e mi disse: 'Tu con quelle gambe lì cosa fai a centrocampo? Vai davanti'. Così mi ha spostato in avanti e da lì è iniziata la mia carriera".

BRESCIA - "Gianluca Nani, all’epoca direttore sportivo del Brescia, aveva visto in me delle qualità che poi si sono dimostrate vere. Quindi credo che sia stato un colpo di fortunata avere lui a vedermi in una gara. A Brescia sono sempre stato predestinato perché sin dalla mia prima partita da titolare ho fatto una doppietta in casa col Piacenza. Poi mi sono confermato nelle due stagioni in Serie A con 24 gol in due stagioni, numeri che se fossero stati fatti in questo calcio di adesso sarebbero eccezionali. Però è stato sicuramente un bel passaggio".

IL RITORNO -"Il ritorno con le Rondinelle è stato merito di Gianluca Nani. Mi chiamò e mi tratto come un Re, facendomi sentire il giocatore più forte del mondo. Era proprio quello che in quel momento io avevo bisogno perché arrivavo da quell’esperienza alla Samp dove giocai poco e quindi mi fece scattare le farfalle nello stomaco. Poi Brescia sono stato sempre bene, ho tanti amici, tante belle esperienze e avevo voglia di tornare a casa. A volermi non furono solamente i Rangers, ma anche il Torino di Cairo. Potevo scegliere benissimo anche di rimanere in Serie A, ma il richiamo di casa è stato troppo forte ed emozionante".

I TRAGUARDI -"Tutti questi traguardi raggiunti col Brescia mi fanno enormemente piacere e ripagano di tutte le scelte e rinunce fatte. Non avevo mai pensato di arrivare così in alto con questa maglia, ma mi ripaga di tutte le rinunce fatte. Avrei potuto fare qualche anno in più in A, ma sono comunque contento e onorato di aver fatto tutto quello che ho fatto a Brescia. Nessuna partita potrò dimenticare, perché per me ogni volta che indossavo la maglia del Brescia era come essere un supereroe. Non voglio citarne una in particolare, ma bensì tutte le 400 presenze che ho fatto con quella maglia lì", ha concluso.

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