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EX PALERMO

Brignoli: “Fallimento? Manovra più comoda per rilevare il club. Un film di Natale…”

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Le dure dichiarazioni rilasciate dall'ex portiere del Palermo, Alberto Brignoli

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"A Palermo avrebbero dovuto darci la chance per giocarci la Serie A". Lo ha detto Alberto Brignoli, intervistato ai microfoni del "Giornale di Sicilia". Diversi i temi trattati dal portiere del Panathinaikos, doppio ex di turno in vista della sfida Benevento-Palermo, in programma domenica pomeriggio allo Stadio "Ciro Vigorito": dalla sua avventura in Sicilia, con la Serie A sfiorata, al fallimento del vecchio Palermo.

"Ci hanno trattato come degli evasori, come una squadra che nemmeno doveva esserci perché doveva fallire. Penso invece che abbiamo pagato più di quel che dovevamo pagare, pure vedendo come è andato il calcio. C'erano 40 milioni di debiti e se fossimo andati in A le cose sarebbero andate diversamente, avrebbero dovuto quantomeno farci finire il campionato e darci la chance di giocarcela, Poi le regole, se ci sono e sono giuste, devono essere uguali per tutti, Per me, col Palermo, non è stato così. Secondo me è qualcosa che è andata oltre il calcio", ha proseguito l'ex estremo difensore del Palermo.

IL FALLIMENTO - "La dinamica del fallimento mi fa pensare che fosse la manovra più comoda per rilevare il club. Noi con l'Aic avevamo una sorta di accordo, sapevamo che se avessimo fatto un percorso con loro si sarebbe potuta garantire quantomeno la continuità sportiva. La sensazione, nel vedere quel che è successo dopo, è che qualcuno avesse più convenienza nel farci fallire invece che mettere sul mercato la società prima del fallimento. Si andava al campo e ogni tre settimane ce n'era una. Prima gli inglesi, poi gli altri... a vederla da fuori, sarebbe stata pure una cosa divertente. I van neri, i vetri oscurati, otto persone per ogni veicolo, poi appena scendono le persone sembrava di stare in un film di Natale, dai. Si capiva che non fossero persone affidabili, questa almeno è la sensazione che ho sempre avuto".

DA STELLONE A FOSCHI -"Abbiamo cercato di farci scudo tutti a vicenda, senza avere garanzie sul futuro. Non per i soldi, perché possiamo non far mancare nulla alle nostre famiglie se saltano due mesi di stipendio. Era semmai una sofferenza per l'instabilità generale. Ci aggrappavamo a Stellone come uomo e come allenatore, andai a dire direttamente a Foschi di non esonerarlo. Però anche Rino, è stata la persona che ci è stata più vicino. Era il filtro per tutto quello che succedeva. Si è fatto in quattro per aiutarci, si è esposto personalmente chiamando presidenti di altri club, ha fatto di tutto per salvare quella società. Anche Sicignano, quell'anno, al di, là dell'aspetto sportivo è stato un riferimento a livello umano. S'è mangiato il fegato per quello che è successo, ma non ce lo faceva notare", le sue parole.

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