MANCATA PROMOZIONE -"Nei tre scontri finali, prendemmo un solo punto e, nell’ultimo, a Catanzaro, Di Marzio battendoci arrivò allo spareggio per la A, poi perso. Favalli? Faceva tutto lui. Era per noi come un papà. Alcuni calciatori li ospitava a casa, cucinava, ne gestiva le situazioni private. Nello spogliatoio il numero uno e in campo correva più di tutti. Di quella squadra non dimentico nessuno: Vanello, l’architetto; Ballabio, l’intellettuale... Quando lasciai Palermo avevo tanti prodotti alimentari che non potevo metterli in valigia. Favalli ebbe un’idea e mi condusse da una signora di Partanna che aveva dodici figli e mi fece accomodare, scusandosi, perché non aveva le sedie. Le dissi che, se non si offendeva, le avrei regalato quelle cose. È stato un momento difficile e toccante che mi ha dato un profondo insegnamento: senza sentimenti, inutile vivere la vita".
CON ZAMPARINI -"Nel 2014, si parlò di un ritorno come direttore sportivo? Dopo il Milan, avevo siglato un accordo con la Samp e Garrone che poi mi chiamò per dirmi che aveva venduto la società. Avevo buoni rapporti con Zamparini, anche quando era a Venezia. E con Foschi, il braccio destro. Poi siamo paesani, perché nati a pochi km di distanza. Quell’anno, grazie al cielo, sono passato al Barcellona", le sue parole.
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