"Ho conosciuto, già dal periodo di Barcellona, Soriano e Begiristain, poi il fratello di Guardiola, dirigenti straordinari. Persone competenti che, tante volte, scarseggiano in un mondo dove c’è ancora molta approssimazione". Lo ha detto Ariedo Braida, intervistato ai microfoni de "La Repubblica". Diversi i temi trattati dall'ex calciatore del Palermo e grande manager del calcio mondiale: dalla scelta da parte del City Football Group di acquistare il pacchetto di maggioranza del club rosanero, alla decisione da parte della stessa proprietà di confermare alla guida tecnica della prima squadra Eugenio Corini. Ma non solo...
L'INTERVISTA
Braida: “Palermo, tieniti stretto Brunori. Il City Group vi porterà in A. Corini…”
CITY GROUP -"Il City Group è un’azienda immensa e ha in programma di portare la squadra in A. Con Gardini sono usciti allo scoperto. A certi livelli, non si può pensare di vivacchiare. Palermo, fra le stelle, sarebbe normale. La Sicilia è una delle isole più grandi d’Europa, 5 milioni di abitanti: una nazione. Sono entrati da poco, stanno esaminando i vari aspetti, creeranno basi solide. Mestiere e progetti non mancano".
LA DELUSIONE -"La città è rimasta delusa per un 2-0 col Brescia andato in fumo malgrado 32 mila spettatori e per l’uscita dai play off? Un vero peccato. Il Palermo in A ci sta, e come se ci sta! Certo ha fallito il matchball. Un errore che può capitare. In questa delusione c’è l’essenza del calcio. Nulla è impossibile, i miracoli esistono. Me lo disse, tanto tempo fa, Nereo Rocco e non è una banalità. Quando gli auguravano: 'Vinca il migliore', reagiva con 'Speremo de no' perché il fascino di questo sport è che puoi vincere anche se non sei il più forte".
DA BRUNORI A CORINI -"Brunori? Un goleador che debbono tenersi stretto perché ne sono rimasti pochi. Se Mancini ha preso Retegui che, non me ne voglia, non è un campione, significa che altri in giro non ce ne sono. I tifosi criticano Corini, il City lo riconferma ufficialmente? Avrei fatto la stessa cosa per dare seguito al lavoro svolto. L’esonero ti costringe a ricominciare ed è uno sbaglio perché vuol dire che le cose vanno male. È la continuità che ti fa ottenere successi. Bisogna imparare a perdere per non sciupare i risultati prodotti. Quello che conta è programmare: uno, due tre anni, non hanno importanza", ha concluso Braida.
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