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di Leandro Ficarra
Cento e oltre minuti. Mille e passa rimpianti. Complesso trovare un filo logico in una partita ricca di scenari fuorvianti e controversi. Groviglio di bivi e crocevia, attimi fuggenti ed occasioni sfuggite. Ribaltoni tecnici ed emozionali, errori, stenti e calcistiche frustrazioni, dipanate beffardamente a fil di Var. Il punto che porta in dote la trasferta del San Nicola non può bastare a suturare una ferita che gronda rammarico e malcelata delusione in casa Palermo. Poiché, dopo un primo tempo di oggettive sofferenza, intervallato da un paio di sporadici lampi in ripartenza, l'eccesso di foga e l'imperizia di Maita, entrata brutta e pericolosa sulla caviglia di Vasic, avevano steso sulla partita di Brunori e compagni un tappeto rosso almeno quanto il cartellino sventolato in faccia da Maresca al centrocampista di Mignani. Quasi un tempo in superiorità numerica, divenuta addirittura doppia dal minuto sessantacinque, quando Di Cesareplaccava vistosamente Brunori in the box inducendo l'arbitro, previo official review al Var, a decretare un netto penalty in favore della squadra di Corini.
Con l'avversario falcidiato numericamente e nel morale, Di Mariano scagliava alle stelle il match point dagli undici metri, innescando la classica scossa adrenalinica e motivazionale nella mente di un Bari stordito e incerottato, sintonizzatosi rapidamente in modalità epica e strenua resistenza. Nonostante il rigore fallito, con ancora circa mezz'ora da giocare in undici contro nove, recupero compreso, il Palermo non è mai stato realmente in grado di spaventare con trame organiche e ficcanti la retroguardia pugliese.
Brenno si è arreso soltanto al flipper impazzito generato dal perfetto taglio di Buttaro, magistralmente premiato dalla verticalizzazione di Gomes, e deciso dalla solita zampata di Brunori. Era il minuto centouno, ma la vera carica l'hanno riacquisita tifosi e calciatori del Bari, quando il Var ha vidimato un millimetrico offside di Brunori sull'assist dell'ex Roma. Non essere riusciti a portare a casa i tre punti, in seguito ad indirizzo e contingenze di un match che avevano davvero tracciato la strada in discesa per il Palermo nella ripresa, autorizza rammarico, autocritica ed altrettante riflessioni in casa rosanero. Niente drammi dopo soltanto novanta minuti di campionato. Tuttavia trattasi di una occasione goffamente e malamente sprecata da una pretendente dichiarata al salto di categoria. In un campionato livellato ed estenuante come la Serie B, in cui dettagli e sfumature spostano gli equilibri ed ogni punto, alla lunga, può fare tutta la differenza del mondo.Il Palermo lo sa molto bene.
Se in superiorità numerica la compagine rosanero non ha convinto, in undici contro undici è forse piaciuta ancora meno.
Non un gran primo tempo quello del Palermo al San Nicola. Frazione in cui sono emersi chiari affanni in termini di densità, compattezza e distanze tra i reparti. La squadra si è allungata spesso, non riuscendo ad accorciare e ricompattarsi in maniera organica, né a pressare con i tempi giusti. Il Bari ci ha messo vigoria, intensità e ritmo. Aggredendo forte i portatori di palla e verticalizzando in modo fluido e repentino, senza troppi fronzoli e con un calcio essenziale ma al contempo elettrico. Retroguardia rosa poco protetta e linea spesso in sofferenza in assenza di filtro ed adeguata schermatura in zona nevralgica. Centrocampisti rosa apparsi in palese difficoltà, in entrambe le fasi di gioco, al cospetto degli omologhi di reparto pugliesi,. Pronti via è stato Nasti a divorare la profondità, bravo Pigliacelli in uscita. Quindi, con il moto perpetuo di Sibilli e Diaw, i tagli dello stesso Nasti e gli inserimenti di Maita, il primo tempo rosanero non è stato certo sereno.
Almeno quattro le chances nitide per i pugliesi, un paio di buone risposte d'istinto di Pigliacelli, due rigori in movimento falliti da ottima posizione da Sibilli e Maita. Palermo che ha provato a ripartire un paio di volte, ma non si è granché acceso.
Vasic stava per rovinare l'esordio di Brenno tra i pali al San Nicola, l'estremo difensore si è lasciato sfuggire la sfera su un mancino a giro velleitario, ma il palo ha annacquato gli effetti della sua potenziale papera. Poi una circolazione della sfera piuttosto scolastica, senza trovare superiorità sulle catene laterali, con Di Mariano ed Insigne non brillantissimi nell'uno contro uno. Un sinistro di Ceccaroni senza patemi per Brenno, un guizzo solitario di Brunori con sinistro secco dal limite non lontano dal palo. Lampi sporadici, non frutto di trame corali ben congeniate, e scarsamente incisivi. Patemi seri per Lucionie soci, l'ex Frosinone ha chiuso e rintuzzato ancora ogni spiffero, quando i galletti ripartivano nella voragini di un Palermo spesso disarticolato. Bari incalzante e performante sul proprio binario sinistro, dove Mateju, spesso poco supportato in raddoppio dai compagni, è andato abbastanza in difficoltà. Vasic non è entrato molto in partita, Stulac ha patito anche la staticità e lo scarso movimento senza palla dei compagni, limitandosi ad una regia inevitabilmente scolastica. Gomes ha cercato di arginare il possibile, spesso preso in mezzo, poco lucido e costantemente in chiara inferiorità numerica in mezzo al campo.
L'espulsione di Maita ha cambiato totalmente quadro, scenari e canovaccio di una partita che il Palermo si è trovato inaspettatamente in mano dopo l'intervallo. Tuttavia, la squadra rosanero non ha avuto maturità, lucidità e pragmatismo per chiuderla e farla sua. Il rigore netto decretato per la trattenuta di Di Cesare su Brunori, con tanto di secondo giallo ed espulsione per il capitano del Bari, pareva il preludio al primo successo stagionale per il Palermo edizione 2023-2024, Il numero dieci rosa ha invece alzato troppo la mira dal dischetto ed i successivi cambi varati da Corini, Buttaro e Mancuso per Marconi e Stulac, Saric, Valente e Soleri per Di Mariano, Insigne e Vasic, non hanno granché alzato l'indice di pericolosità degli ospiti. Più sbocco in ampiezza all'origine di mille cross fagocitati dai centrali difensivi pugliesi, non un guizzo o un acuto fuori dall'ordinario per scardinare il bunker eretto dalla formazione di Mignani. Palermo che ha ruminato un calcio piatto, a ritmi fin troppo cadenzati e scolasticamente declinato in orizzontale. Litania intervallata da qualche improvvida recita a soggetto di chi covava il desiderio di risolvere autonomamente la contesa, finendo per aggrovigliarsi in deleteri eccessi di personalismo. Bari che ha strenuamente resistito fino all'ultimo respiro degli otto minuti di recupero concessi da Maresca, quando una giocata di qualità in verticale di Claudio Gomes ha premiato il taglio di Buttaro, con Brunori che ha risolto, invano, la convulsa carambola sulla linea di porta. Il Var ha soffocato la gioia dei rosa sezionando il millimetrico offside del bomber di Corini, e sancendo la piccola impresa di abnegazione calcistica dei pugliesi, che resistono e portano a casa un punto prezioso in nove uomini. Palermo che mastica amaro, consapevole che la mole di lavoro da svolgere è ancora tanta, sul manto erboso ed in sede di calciomercato, per consolidare le proprie legittime ambizioni di vertice nel corso della stagione.
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