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LE DICHIARAZIONI

Baldini: “Spalletti top, Mancini mi stima. Sindrome di Gesù? E’ successo a Palermo”

Palermo
A luglio ha lasciato Palermo, domenica l’addio al Perugia: le dichiarazioni

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"Ci si conosce con Luciano (Spalletti, ndr) da quando giocava nello Spezia. Abbiamo radici simili. Lui ama la campagna come me, suo padre gestiva delle riserve di caccia. Ci uniscono tante piccole

cose". Lo ha detto Silvio Baldini, intervistato ai microfoni de "La Gazzetta dello Sport". Diversi i temi trattati dall'ex tecnico del Palermo: dal suo rapporto con l'allenatore del Napoli Luciano Spalletti, alla scelta di rassegnare le proprie dimissioni dalla carica di tecnico del Perugia. Ma non solo...

SPALLETTI - "Gioca un calcio che in Europa non fa nessuno. Merita un premio il suo lavoro e l’otterrà. Lui è uno che fa bene al calcio. Andrò a trovarlo due o tre giorni nella sua tenuta, ma prima vado una settimana a disintossicarmi da Mario. Chi è Mario? Il mio amico pastore che vive sulle montagne siciliane con le sue mucche, le capre e i cani randagi. Quando vado e lui mi parla io torno bambino. Di quando domava il suo cavallo guardandolo negli occhi. Come quando ascoltavo le favole della nonna. Mai trovato un’anima gemella nel mondo del calcio? No, ma tante persone solidali. A cominciare da Spalletti, De Zerbi, Lippi, lo stesso Conte. Mancini non lo sento, ma mi dicono che mi stima molto", le sue parole.

FUTURO NEL CALCIO -"Il mio amico Lele Adani e tanti altri dicono che dovevo diventare il Marcelo Bielsa italiano? Ognuno deve essere se stesso, non si deve vergognare della sua storia. La vita è corta, non sono un tipo che si può adattare. La comodità non fa per me, non mi dice niente. Non ho mai inseguito il denaro, è la mia forza. Se ho ancora un futuro nel calcio? Non lo so e non m’interessa. Non penso al futuro, il futuro è la mia decadenza, io voglio vivere intensamente il presente, essere quello che devo essere. Se poi si creano le condizioni giuste... Quando verrà la decadenza insopportabile del corpo farò come i cani e i capi indiani. Mi allontanerò, andrò a morire per i fatti miei in montagna. La Signora vestita di nero verrà a prendermi e io l’aspetterò. Cercherò di ammaliarla con le parole. Le dirò che non ho rimpianti. Che non mi è mancato niente".

SINDROME DI GESU' -"Dicono tutti che sono un grande innovatore del calcio ma poi mi è venuta la sindrome di Gesù? Questa non è follia, non è utopia, è una condizione magica di anime che si scelgono. È successo l’anno scorso con il mio Palermo. È stato un dono del destino. Arriva un punto della vita in cui non te ne importa più nulla di cosa pensano gli altri e delle conseguenze dei tuoi atti. Se giro sempre con un punteruolo in tasca? Sempre. Ora più che mai, sto andando da solo nel bosco".

LE DIMISSIONI - "Io l’unico in Italia a dimettermi? È un problema degli altri, non mio. Ho rinunciato a tutto. La mia famiglia non ha bisogno di soldi ma di me, del mio amore, della mia felicità. Cosa scatta nella testa di Silvio Baldini ogni volta che parte quell’impulso irrefrenabile? Una grande tristezza. Ti senti un incompreso. Hai dato tutto, mostrato la più grande disponibilità e alla fine sei costretto a fare questi gesti per non subire situazioni che non ti appartengono. Penso solamente a vivere. Vedi, ora comincia ad albeggiare, tra mezz’ora respirerò l’aria della montagna e calpesterò foglie secche gigantesche. Penso a mia figlia Valentina. Lei e mia moglie mi hanno segnato la vita. Mi va bene rimanere senza niente, ma non posso perdere le mie donne. Lei è stata la chiave di tutte le mie scelte. Se sono quello che sono è perché e lei a dirmi che sono nella strada giusta. Lei e i due figli maschi, due uomini pieni di valori", ha concluso Baldini.

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