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L'EX PALERmo

Baldini: “Palermo? Non avevo fiducia dal City Group. Via da Perugia per un motivo…”

Baldini
Le dichiarazioni dell'ex tecnico di Palermo e Perugia, Silvio Baldini

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"Il tempo è il bene più prezioso. Se non ce l’hai vuol dire che non esisti. E il mio tempo a disposizione è sempre meno. Non mi va di sprecarlo. Le cose accadono in fretta", apre così l'intervista concessa da SilvioBaldini alla "Gazzetta dello Sport". L'ex tecnico di Empoli, Palermo e Perugia, tra le altre, si sofferma sulle sue due ultime esperienze in panchina, prima in Sicilia, con la sorprendente cavalcata verso la promozione in Serie B conquistata con la formazione rosanero e la recentissima parentesi conclusasi con il club umbro. Di seguito le dichiarazioni rilasciate dal tecnico di Massa.

L'ADDIO AL PALERMO -"A 64 anni non desidero altro che vivere alla mia maniera, essere fedele a me stesso, al mio bisogno di emozioni forti. Per me la famiglia è tutto, se non sono felice con me, non posso esserlo nemmeno con loro. Le dimissioni fine luglio dal Palermo che avevo portato in Serie B?. I nuovi proprietari non credevano in me. Basti pensare che mi hanno lasciato un anno di contratto mentre a Corini, il mio successore, hanno fatto un biennale. Avevo tre fisioterapisti miei e me ne hanno imposti altri due, insieme a un preparatore atletico di cui non avevo bisogno".

VIA ANCHE DA PERUGIA -"Mi dispiace. Avevo la fiducia del presidente e del direttore, mi affascinava la città, la favola del Perugia di Sollier, Curi, Vannini, come quella del Cagliari, quando le favole erano ancora possibili. Ho trovato bravi giocatori ma tra loro non c’era quel legame vero che porta i risultati. Non era una famiglia. Quando non c’è famiglia, non c’è amore, non c’è passione. Non ho il culto della vittoria. Non m’interessano le vittorie dove non c’è amore e spirito di fratellanza. Non ti mi sono dato il tempo di costituirla questa famiglia a Perugia. Non c’erano le condizioni. Io vedo le cose con il cuore, non con gli occhi. Delirante, parlare di promozione in A con una squadra ultima in classifica? Non sono un pazzo. Non c’era questa differenza tecnica incolmabile tra noi e i primi. Ma bisogna credere all’impossibile, bisogna credere ai propri sogni. Manca al Perugia l’attitudine al sogno? Quando ti accorgi che l’egoismo dei singoli è superiore alla capacità di sognare non puoi farci niente. Il calcio non ti dà tempo. Non erano i risultati a preoccuparmi, ma le prestazioni di una squadra che si rifiuta di sognare. Il presidente Santopadre ha provato a convincermi? Lui è una persona semplice, bellissima la sua storia da imprenditore. Ha provato a chiamarmi ma avevo staccato il cellulare. Quando prendo una decisione non torno indietro".