"Palermo ha bisogno di passione, ambizione e orgoglio. Tutte cose che non vediamo dai tempi di mister Baldini." Parole della Curva Nord 12, oggi più attuali che mai mentre Baldini riaccende quel fuoco a Pescara.
"Palermo ha bisogno di passione, ambizione e orgoglio. Tutte cose che non vediamo dai tempi di mister Baldini." Così si concludeva il comunicato della Curva Nord 12, rilasciato nei giorni scorsi a seguito della grande protesta contro società e allenatore. Parole forti, che fotografano un sentimento ancora vivo nel cuore della tifoseria rosanero. Perché Silvio Baldini, a Palermo, ha lasciato un segno profondo. E oggi, quello stesso fuoco, lo sta portando a Pescara.
Dopo un girone d'andata straordinario e un ritorno condizionato da un mercato di gennaio deludente, il Pescara di Baldini ha chiuso il campionato al quarto posto. Ai playoff ha già superato due ostacoli non banali: prima la Pianese (2-1 ai sedicesimi), poi il Catania in una doppia sfida da batticuore. Vittoria per 1-0 all’andata, sconfitta 2-1 al ritorno, ma passaggio del turno grazie al miglior piazzamento in regular season.
Guardando ai risultati e al clima che si respira oggi a Pescara, è inevitabile chiedersi: cosa sarebbe successo se, nell’estate del 2022, Baldini non si fosse dimesso dal Palermo? Impossibile dirlo con certezza, ma una cosa è sicura: avrebbe incarnato i valori che la curva reclama oggi. Perché Baldini è questo: passione, appartenenza, ambizione. È la capacità di prendere sulle spalle una città intera, riempire stadi, far vivere sogni.Il calcio di Baldini è prima di tutto umano: basato su valori, sull’unità del gruppo, sul credere l’uno nell’altro. Ma anche tatticamente ha lasciato un'impronta. Tra i primi a proporre il 4-2-3-1 in Italia, ha sempre cercato un calcio offensivo, propositivo, da giocare nella metà campo avversaria. E non è solo un motivatore: nei suoi anni migliori in Serie A ha portato innovazione e visione.
Tra le sue qualità, spicca anche quella di saper riconoscere e valorizzare i giovani talenti. Il caso più emblematico è quello di Antonio Di Natale: ai tempi dell’Empoli sembrava destinato a un prestito nelle serie minori, ma fu Baldini a opporsi con fermezza. “Resta qui”, disse. E il resto è diventato storia. Una storia che Baldini ha provato a riscrivere anche quest'anno con il giovanissimo classe 2009 Antonio Arena. Senza timori, lo ha lanciato in campo, e il ragazzo ha risposto da veterano: gol decisivo al debutto contro la Lucchese. Un altro segnale della fiducia che Baldini sa trasmettere, e della sua capacità unica di far emergere talento dove altri vedono solo inesperienza.
Ridurre Baldini a semplice motivatore è ingeneroso. Baldini è idee, coraggio, identità. È calcio, sì, ma anche una visione di vita. E allora viene naturale chiedersi: perché un allenatore così non siede su panchine di categorie superiori? Forse perché un uomo vero, diretto, che dice ciò che pensa, fa paura a molte società. Forse è questo che gli è costato incarichi o che l’ha portato più volte alle dimissioni. Ma chi lo conosce sa che con lui in panchina il calcio torna ad accendersi.