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Addio a Zamparini, Faggiano: “Un buono che voleva vincere. L’intuizione su De Zerbi…”

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Le dichiarazioni dell'ex direttore sportivo del Palermo, Daniele Faggiano, rilasciate in esclusiva ai microfoni di Mediagol.it

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Si è spento all'età di ottant'anni lo storico patron del Palermo Calcio, Maurizio Zamparini. Il noto imprenditore friulano è morto nella notte all'Ospedale Cotignola di Ravenna per alcune complicazioni legate ad un problema al colon che ne aveva determinato il ricovero nei giorni scorsi.

Nella storia della società rosanero, Zamparini è stato sia il presidente, sia il proprietario, rimasto più a lungo in seno al club (dal 21 luglio 2002 al 27 febbraio 2017 e dal 21 luglio 2002 al 1° dicembre 2018), portando il Palermo in alto: dalla promozione dalla Serie B alla A, all'Europa League fino alla finale di Coppa Italia.

Un Palermo capace di dare scacco alle big del calcio italiano, in grado di conciliare gioco, risultati e spettacolo. Viaggio di palpiti, emozioni, amore e fierezza. Fremiti, speranze e lacrime. Di gioia e anche di amarezza. Intervistato in esclusiva ai microfoni di Mediagol.it, anche l'ex direttore sportivo rosanero, oggi dirigente della Sampdoria, Daniele Faggiano, ha ricordato l'ex numero uno di viale del Fante.

“Io lo ricordo, senza frasi di circostanza, come una persona che in cinque mesi di percorso comune mi ha formato, insegnato e dato tanto. Mi ha reso più sveglio, per farmi stare sempre sul pezzo, correndo anche qualche rischio. È stato un personaggio lungimirante ma il suo finale a Palermo non è stato dei migliori. Cercava di trarre il maggior guadagno dalle vendite dei giocatori. Alcune volte ha preso calciatori che non si sono rivelati campioni,  scelte frutto anche di cattivi consigli. Io vi posso assicurare che aveva molta passione e forse è stato questo che ogni tanto l’ha fatto sbagliare. Cambiava l’allenatore frequentemente, ma non per una questione di ego. Con Ballardini e De Zerbi ha avuto confronti accesi ma finiva lì. Mi è dispiaciuto molto per la morte del figlio Armando. Non avrei sopportato la sua scomparsa ieri,  durante l’ultimo giorno di calciomercato e avrei dovuto lavorare con le lacrime agli occhi. Lu è stato geniale anche in questo, è andato via alla chiusura della sessione che l'ha visto spesso mattatore e protagonista, ha voluto lasciarci finire di lavorare tranquilli. Ricordo bene che mi “sconsigliarono” di essere un suo dipendente. Io speravo di tappare questo vulcano, ma in ogni caso mi ha dato tanto. Anche se non andavamo bene, era sempre carico, motivante e pieno di intuizioni, pretendeva che stessimo sul pezzo sempre. Non lo dico solamente adesso che non c’è più, ma davvero ci tengo ad onorare il suo ricordo. Lui era innovativo, forse diverso, e questo dava fastidio perché era sempre contro tutto e tutti. L’intuizione su De Zerbi poi si è rivelata importante per il futuro personale del mister, lo scoprii insieme a Gianni Di Marzio, altra figura di spessore del nostro calcio scomparsa da poco. Eravamo tutti concordi a rischiare quell’anno della retrocessione 2016/17 ma non è andata bene. Ci 'era una traduttrice durante gli allenamenti e non era il massimo per un tecnico che voleva trasmettere messaggi istantanei  e diretti. Quello che penso di Zamparini è che rimarrà un grande uomo e un grande presidente. Era un buono che voleva vincere, non è difetto ma un pregio”.

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