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Teramo-Palermo 2-0: flop rosanero all’esordio in Serie C, Santoro e Di Francesco gelano Boscaglia

Prestazione opaca ed impalpabile del Palermo al "Bonolis"

Mediagol8

di Leandro Ficarra

Prodursi in analisi e disamine tecnico-tattiche al culmine di una prestazione del genere diviene esercizio davvero complesso.

Il Palermo stecca in modo clamoroso l'esordio in campionato, cedendo ad un Teramo volenteroso ma tutt'altro che irresistibile, senza di fatto opporre alcuna resistenza. Sarebbe incauto, oltre che superficiale e poco attendibile, spendersi in valutazioni assolute e categoriche, emettere giudizi circostanziati e trancianti, dopo solo novanta minuti disputati. all'alba di una stagione calcistica dalle premesse oggettivamente anomale e fortemente condizionanti.

Quanto mostrato oggi dagli uomini di Boscaglia sul rettangolo verde del "Gaetano Bonolis" è tanto sconfortante quanto francamente impossibile da giudicare.  La performance è stata talmente priva di qualsivoglia contenuto calcistico, mentale e nervoso, da risultare per certi versi disarmante ma al contempo ineluttabilmente esplicativa. Il Palermo attuale è palesemente un cantiere aperto, un mosaico a cui mancano almeno un paio di tasselli preziosi per legittimare un credibile livello di competitività in questa categoria, un progetto di squadra in embrione che deve ancora trovare coesione, sincronismi, logica e identità. Boscaglia ha certamente in dote competenza, carisma, spessore per raggiungere il traguardo, ma la strada è realisticamente in salita e il gruppo sta solo adesso iniziando a muovere, con andatura tremebonda e incerta, i primi passi del suo processo di formazione e maturazione calcistica.

Poco altro da aggiungere in relazione alla sconfitta patita dalla compagine rosanero al cospetto della tignosa squadra marchigiana. Il 4-2-3-1 coniato da Boscaglia in avvio ha perfettamente ricalcato assetto e linee guida di quanto provato dai rosanero nel corso del lungo ed intenso ritiro estivo svolto a Petralia Sottana. Brillantezza ed esplosività sul piano atletico non potevano essere tarate a dovere, circostanza fisiologica e comprensibile all'esordio in stagione dopo i duri carichi di lavoro sorbiti in ritiro. La consapevolezza di non aver disputato alcun test amichevole acuiva le incognite sull'effettivo grado di apprendimento di paradigmi e dinamiche del calcio di Boscaglia. Tuttavia, l'aspetto che più ha inquietato è stato l'approccio mentale e nervoso alla gara.

Palermo desolatamente molle, abulico e supponente nella prima frazione, leggerezza imperdonabile per una squadra che paventa dichiarate ambizioni di vertice in categoria. Passi per le perfettibili e risolvibili problematiche di matrice tecnico-tattica, ma era lecito attendersi dalla compagine siciliana intensità ed ardore di prim'ordine, voglia di aggredire partita e avversario con ben altra vis agonistica. Addentrarsi nei meandri della gara in sé, in virtù della performance offerta dal Palermo odierno, ha davvero poco senso. Il nulla cosmico in termini di quantità e qualità della proposta offensiva, un' applicazione ordinaria, da minimo sindacale e condita da imperdonabili amnesie, della fase di non possesso. Una squadra che ha cercato di restare alta e coesa ma ci è davvero riuscita poco e male nel corso dei novanta minuti.  Manovra dipanata a ritmi blandi e con modalità scolastiche, giro palla orizzontale e rarissimi tentativi di verticalizzazione, poca profondità e ancor meno incisività all'interno dei sedici metri. Palazzi è stato forse l'unico tra i suoi a mostrare personalità, fosforo e qualità in sede di impostazione. Sterile e spesso poco sincrono l'incedere del tridente alle spalle della prima punta. Floriano e Valente non hanno praticamente mai inciso né creato superiorità numerica, laboriosa e  più intensa la prova Kanoute, seppur priva di acuti degni di nota. Dopo lo svantaggio firmato dall'ex Santoro, Boscaglia ha provato a ridare un po' di linfa ad una squadra confusa e imballata, nelle gambe e nella testa. Silipo e Corrado prima, Lucca e Santana poi, nel tentativo disperato di rimettere in equilibrio il match. Qualche flebile segnale, una punizione di Silipo che ha impegnato Lewandowski, ma la sensazione perenne di una squadra un po' sfilacciata e sconnessa, ancora alla ricerca di automatismi tra i reparti, orfana di  una gestione virtuosa di tempi e spazi ideali nelle due fasi all'interno del terreno di gioco. Il raddoppio firmato Di Francesco, con il calciatore di Paci lanciato in percussione dalla trequarti ed i ragazzi di Boscaglia in versione belle statuine, costituisce un'istantanea nitida ed impietosa sulla scadente prestazione dei rosanero.

Un esordio infausto che non deve innestare prematuri allarmismi ma fornire spunti ed indicazioni chiare e illuminanti su cui riflettere in sede di mercato.

Per sperare concretamente di competere con  le numerose e quotate avversarie in ottica promozione potrebbero ragionevolmente non bastare un paio di semplici ritocchi.