L'anniversario.
serie a
Schillaci e il sogno chiamato Italia ’90: “Pensavo di fare tribuna, sono stato me stesso”
L'attaccante palermitano: "Ero felice, vissuto un sogno azzurro"
Dopodomani saranno esattamente trent'anni dall'inizio dell'avventura azzurra nei mondiali di Italia '90. Un percorso pieno di emozioni per l'intera popolazione italiana. Intervistato da Il Foglio, l'eroe di quei giorni, Totò Schillaci, ha raccontato diversi aneddoti, parlando al presente: "Mancano pochi giorni alle convocazioni. La stampa preme affinché io faccia parte del gruppo. Del resto sono un attaccante della Juventus, con la quale, alla prima stagione, ho realizzato 15 reti in 30 gare. Brighenti, il mister dell'Under 21, su indicazione di Vicini, mi convoca per un'amichevole contro l'Inghilterra".
"Sono certo sia il mio esame d'ammissione. Mi trovo davanti Paul Gascoigne, che mi fa male al piede destro, serviranno tre punti di sutura. Al termine della gara penso di aver giocato bene, spero tanto di aver convinto il ct a portarmi. Siamo negli spogliatoi della Juventus al termine di un allenamento, entra il direttore sportivo Francesco Morini, cala il silenzio. Ha in mano la lista, inizia a leggere i nomi dei calciatori bianconeri che andranno a Italia '90. Tacconi, De Agostini, Marocchi, Baggio. Fine. Morini esce e a me crolla il mondo addosso. Poi rientra e sorridendo dice: 'Ah, anche Schillaci'. Ho il cuore a mille, penso che andrò a fare tribuna, se andrà bene qualche panchina, ma due stagioni prima ero in serie B con il Messina, va benissimo così".
La voce di Schillaci è rotta dall'emozione ripensando a tutto quello che ha passato in quel periodo: "Casualmente a me tocca il 19. Io sono nato in via della Sfera 19 - penso - porterà bene?". L'ingresso in campo dell'attaccante palermitano è da sogno: "Vicini si gira verso la panchina e dice: scaldati. Mi guardo intorno, poi chiedo ai compagni: con chi ce l'ha? Tacconi mi dice di sbrigarmi, che sto per entrare e che segnerò di testa. Cinque minuti più tardi sono in campo, e dopo appena altri quattro Vialli va sul fondo, crossa in mezzo e io di testa segno. Non ci capisco più niente, inizio a correre come un bambino, sono felice".
Poi i gol contro Cecoslovacchia, Uruguay (ottavi di finale), Repubblica d'Irlanda (quarti di finale), fino a giungere alla semifinale con l'Argentina (1-1 tempi regolamentari, con gli azzurri eliminati ai rigori): "Quando stiamo aspettando l'ok dell'arbitro per entrare sul terreno di gioco mi ritrovo al fianco di Maradona siamo nel tunnel, lui ha l'adrenalina a mille. Non sta fermo un secondo. Lo guardo, è piccoletto (e detto da me ha un gran significato), ma sembra un gigante. Carica i suoi, è capitano e tifoso insieme. Poi, durante la partita, si fa sentire. Nei momenti a palla lontana da me lo osservo e penso: sto giocando contro Maradona, chi lo avrebbe mai immaginato".
Schillaci ha poi, infine, concluso: "Quell'anno sono arrivato secondo nella classifica del Pallone d'Oro dietro a Lothar Matthaus, ancora mi sembra incredibile. Italia '90 mi ha regalato l'affetto della gente, quel Mondiale ce l'ho negli occhi ogni giorno. Io sono nato nel quartiere popolare Cep di Palermo, fino a venticinque anni non ero mai uscito dalla Sicilia. Quello che mi è successo dopo avrebbe potuto anche farmi perdere un po' la bussola, invece sono rimasto quello di sempre e la gente lo percepisce. Ovunque vada mi vogliono bene, mi riempiono d'amore, non posso fare un passo senza dover firmare un autografo o posare per una foto. Qualche volta vedo i miei colleghi che si indispettiscono, io sono sempre felice di essere così ben voluto. È il premio più bello per la mia genuinità e per l'impegno totale che ho sempre messo nel lavoro".
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