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Sassuolo-Benevento, De Zerbi: “Djuricic ha fatto bene, ma ci manca Caputo. Paolo Rossi? Il nome dice già tutto”

Le parole del tecnico neroverde

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Prima o poi pagheremo tutte queste assenze, per ora ci è andata bene.

Così Roberto De Zerbi, intervenuto al termine della sfida di Serie A contro il Benevento. Il tecnico del Sassuolo ha voluto analizzare nel dettaglio il successo dei suoi con il parziale di 1-0, segnato comunque dalle molte assenze, specialmente nel reparto offensivo. Intervistato ai microfoni di Sky Sport, l'ex allenatore del Palermo ha esordito sottolineando l'atteggiamento mentale della sua squadra e l'attuale situazione di classifica: “Mentalmente ci siamo e questo è determinante, perché stiamo soffrendo sul piano fisico e dei calciatori a disposizione. Anche se non siamo brillanti, dobbiamo fare le cose fatte bene. Dall’infermeria, comunque, stanno uscendo elementi importanti. Non voglio mettere troppa pressione ai ragazzi. Quando dico che siamo una squadra piccola è per mettere ordine, non per togliere ambizione. Il punto contro la Roma viene visto in modo negativo. Non bisogna dimenticare dov’eravamo tre anni fa. I calciatori sono giovani e lo sono anch’io. Non dev’essere tutto dovuto“.

De Zerbi ha poi completato mettendo in evidenza la situazione di difficoltà della sua rosa dovuta alle tante assenze in attacco. Nel dettaglio la situazione di Djuricic Raspadori, oltre che il punto sull'infortunio di Caputo e sul ruolo di centravanti nel suo undici: “Per quelle che sono le caratteristiche di Djuricic, ha fatto bene. Lui e Raspadori non sono al massimo. Contro la Fiorentina dovremo giocare meglio, altrimenti la pagheremo. I calciatori lo sanno. Siamo contenti dei risultati, perché ci manca gente del calibro di Caputo e Defrel nello stesso tempo. Due anni fa quest’ultimo è stato l’acquisto più importante, così come Chiriches. La mancanza dei nostri due attaccanti è un problema“.

Chiosa finale del tecnico sulla recente scomparsa di Paolo Rossi“La sua perdita e quella di Maradona sono pesanti per quelli della mia generazione. Nel 1982 ero piccolo, ma il suo nome dice tutto“.