Javier Pastore ripensa al passato.
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Roma, Pastore e i fasti di Palermo: “Sabatini speciale per me, quando mi lasciava nel suo ufficio…”
Javier Pastore ripensa ai trascorsi tra le fila del Palermo, sotto l'ala protettiva del direttore sportivo Walter Sabatini: "Mi parlava di tutto, di vita e di calcio. Ero come un figlio"
Il trequartista argentino, che sta riscoprendo la serenità tra le fila della Roma in questo inizio di stagione, non dimentica il club che lo ha accolto per la prima volta in Europa: il Palermo. L'allora direttore sportivo Walter Sabatini lo portò ai rosanero, dando inizio ad una fulgida e gloriosa carriera nella massima serie italiana.
In un'intervista rilasciata dai microfoni del sito ufficiale dei Capitolini, Javier Pastore ha parlato dell'arrivo in Italia e del particolare rapporto con Walter Sabatini: “Io ho tante persone che mi hanno aiutato. Il mio agente per primo, Simonian, sto con lui da 16 anni e mi ha sempre detto di concentrarmi solo a giocare. Una delle tante cose che mi ha insegnato. Poi calcisticamente mi ha toccato tanto Walter Sabatini, la persona che mi ha portato in Europa. Lui mi dava tanti consigli quando lavoravamo insieme a Palermo, parlavamo praticamente ogni giorno. Mi parlava di tutto, di vita e di calcio. Ero come un figlio. Arrivato a Palermo non riuscivo a fare nulla, nemmeno in allenamento. Mi chiamava nel suo ufficio a rivedere la partita giocata la domenica. Facevano quaranta gradi in quell’ufficio e io volevo andare in spiaggia. Lui mi teneva lì a rivedere il match e mi diceva “riguardatelo tre volte e poi mi dici cosa hai notato”. Andava via e faceva le sue cose, dopo il novantesimo tornava e mi diceva “ok, cosa hai notato?”. E io rispondevo: “Direttore, ho fatto qualche giocata buona”. E lui ribatteva “no, qua hai alzato un braccio contro un compagno perché non ti ha passato la palla, qui non hai corso dieci metri indietro”. Mi segnalava una serie di cose che uno non vede a 19 anni. E lui me le ha fatte notare tutte. Sono stati dettagli importanti dentro e fuori dal campo. Calcisticamente mi ha aiutato tanto”.
Da quando El Flaco è arrivato in Italia, accolto dal club dell'allora patron Maurizio Zamparini, ad oggi, che indossa la maglia della Roma, il calcio è cambiato sotto tanti aspetti: “Oggi si difende tutti insieme e si attacca tutti insieme. Dieci anni fa era diverso. Quando sono arrivato, però, ero giovane e pensavo solo a divertirmi. Quando ero piccolo senza dubbio Batistuta. In quel momento giocava in nazionale, in Italia segnava tanto e si parlava solo di lui. Avevo il poster nella mia camera. Quando venne alla Roma, mio padre mi regalò la sua maglia, fu una cosa bellissima. Poi quando sono cresciuto un po’ di più adoravo Riquelme. Era un punto di riferimento come numero 10”.
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