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Palermo, Mirri: “Ecco perchè ho deciso di mettermi in gioco. Tifosi? L’appartenenza prescinda dal risultato, il mio obiettivo…”

Le dichiarazioni del presidente del Palermo, Dario Mirri, durante una lunga intervista concessa ai microfoni di "Radio Popolare"

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Parola a Dario Mirri.

Prima la mancata presentazione in Lega della fideiussione da parte della vecchia proprietà, poi il fallimento e la Serie D. A meno di sei mesi dal caos che ha investito il Palermo calcio nel giugno scorso, la società rosa, è riuscita a ripartire lasciandosi alle spalle i fantasmi del passato. A giocare un ruolo fondamentale, l'amore e la passione della piazza rosanero, dopo l'avvento del duo Mirri-Di Piazza. In breve tempo infatti i due imprenditori, dopo lunghi anni bui, sono riusciti riportare entusiasmo tra i tifosi grazie ad un progetto ambizioso ed inclusivo basato sulla trasparenza. Un argomento su cui lo stesso presidente del Palermo, Dario Mirri, si è espresso durante un'intervista concessa ai microfoni di "Radio Popolare".

"La mortificazione che da tifoso e da cittadino avevo subìto. Io come tanti altri. Io ho avuto la fortuna e la possibilità familiare che mi ha consentito di fare degli investimenti come in questo caso. Mi sento assolutamente un privilegiato, ma rappresento soltanto quello che tante altre persone avrebbero fatto al mio posto. Mettermi in gioco? L’ho fatto perché ritengo che il calcio possa anche essere un ottimo investimento se realizzato nel rispetto della competenza, delle responsabilità e nel rispetto prima di tutto dei tifosi. Credo che il calcio possa valere anche più delle politica o della religione. È davvero l’unico elemento che unisce più di qualsiasi altra appartenenza. Una statistica rivela che il 47% della popolazione mondiale segue il calcio e non c’è politica o religione che unisce come il calcio".

Inevitabile la parentesi relativa all'azionariato popolare: "Azionariato diffuso? Abbiamo fatto una call pubblica di partecipazione che si è esaurita il 30 ottobre. Hanno partecipato due enti partecipativi distinti, ma che avevano l’interesse di partecipare con fino al 10% delle quote della società. Nel Comitato di indirizzo della società loro partecipano direttamente attraverso questo questo ente: sono circa 500 tifosi che hanno messo dei contributi economici che noi destineremo alla costruzione del centro sportivo, il primo elemento concreto che la nuova società si vuole intestare e vuole realizzare. I tifosi avranno diritto di voto fino al 10% e le quote conseguenti a quelle che la nostra società avrà come capitale sociale".

Il numero uno del Palermo si è inoltre espresso sull'entusiasmo ritrovato dalla piazza rosanero, dopo il caos abbattutosi nei mesi scorsi sul Palermo Calcio: "È un sogno. Penso che i tifosi del Palermo siano potenzialmente tanti, ma purtroppo molti dei tifosi palermitani in questi anni si sono dispersi, anche perché è chiaro che i bambini o i ragazzini si appassionano anche a chi vince. E quindi ci sono la Juventus, l’Inter e tante altre squadre che non sono della nostra città. Sono convinto che se comunichiamo e trasmettiamo valori positivi, tanti bambini e tanti ragazzi saranno coinvolti ad appassionarsi al Palermo. Ecco perché la nostra rivoluzione si fonda sui tifosi. Abbiamo già ottenuto risultati straordinari: oltre 10 mila abbonati in Serie D e quasi 16-17 mila spettatori di media ogni domenica allo stadio. La gente viene perchè vuole partecipare e se riusciamo nel nostro obiettivo sportivo ci seguiranno ancora di più".

"So bene che tutti veniamo misurati dei risultati - ha ammesso Mirri - vale nella vita e nel lavoro. E anche nel calcio se non si raggiungono gli obiettivi non si può ottenere condivisione da parte della gente. Il primo obiettivo è il raggiungimento di obiettivi sportivi, ma noi vorremmo riuscire ad avere un’appartenenza a qualcosa a prescindere dal risultato. Si tratta di una sfida molto complicata: riuscire ad avere tanti appassionati senza necessariamente dover vincere il campionato ogni stagione. È un percorso lento ed in salita che però ha dei modelli, come accade ad esempio in Inghilterra dove i tifosi si appassionano a prescindere il risultato. Secondo me in Italia dovremmo crescere in questo senso. Si vince e si perde tutti insieme, questo è il vero spirito dello sport e dell’appartenenza".

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