Arriva la condanna per Fabrizio Miccoli.
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Palermo, arriva la condanna per Miccoli: 3 anni e 6 mesi per estorsione aggravata
Secondo la Procura di Palermo, l'ex capitano rosanero si rivolse a Cosa Nostra per fare in modo che venisse saldato un debito di circa 20mila euro ad un suo amico
Oggi vado via da Palermo
3 anni e 6 mesi con rito abbreviato per l'ex bomber del Palermo, nonché storico capitano del club rosanero, imputato per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il giudice dell'udienza preliminare, Walter Turturici, dopo otto ore di camera di consiglio ha emesso la sentenza. La richiesta della procura, rappresentata in aula dal sostituto procuratore Francesca Mazzocco, nella requisitoria di qualche mese fa era stata di 4 anni. Gli avvocati dell'ex attaccante, Giovanni Castronovo e Giampiero Orsini, avevano chiesto l'assoluzione.
Secondo la Procura di Palermo, Miccoli si rivolse a Cosa Nostra per fare in modo che venisse saldato un debito di circa 20 mila euro ad un suo caro amico. Secondo l'accusa, l'ex numero 10 avrebbe messo in movimento il meccanismo di una richiesta estorsiva avanzata nei confronti dell'imprenditore Andrea Graffagnini e avrebbe, infatti, sollecitato Mauro Lauricella, figlio del boss del quartiere Kalsa Antonino noto anche come "Ù Scintilluni", a usare dei metodi più veloci possibili per chiedere la somma di denaro di cui un ex fisioterapista del Palermo, Giorgio Gasparini, avrebbe preteso essere creditore relativamente alla gestione della discoteca "Paparazzi" di Isola delle Femmine.
In una prima fase, il sostituto procuratore Maurizio Bonaccorso, che ha diretto le indagini, aveva chiesto l'archiviazione del fascicolo, ma il Giudice per le indagini preliminari, Fernando Sestito, aveva invece disposto l'imputazione coatta e da qui la richiesta di rinvio a giudizio per il calciatore salentino, formulata lo scorso novembre. Questa mattina Mauro Lauricella, che non è imputato in questo processo, si è presentato in tribunale mentre Miccoli è arrivato alla vigilia della lettura della sentenza. Lauricella è stato condannato a un anno in un processo per la stessa estorsione ma l'accusa è stata derubricata nell'ambito della violenza privata aggravata.
L'INIZIO DEI PROBLEMI...
Per Fabrizio Miccoli, questi pesanti e incresciosi guai sono iniziati nel 2012 durante le indagini per la cattura del boss latitante Antonino Lauricella. Il figlio di Lauricella, Mauro, venne intercettato mentre in macchina parlava proprio con l'idolo della tifoseria palermitana. Il bomber rosaneropronunciò la frase che decretò in buona sostanza la fine della sua carriera in quel di Palermo: "Quel fango di Falcone". Così canticchiavano i due amici su un Suv mentre si muovevano per le vie del capoluogo siciliano.
I COMMENTI DELLA DIFESA...
Gli avvocati Giovanni Castronovo e Giampiero Orsini si sono definiti sconcertati: "L'esecutore materiale della estorsione è stato assolto e lui, il presunto mandante, è stato condannato. La procura aveva richiesto l'archiviazione. Poi c'è stato un cambio di richiesta. La frase nei confronti di Giovanni Falcone ha avuto la sua eco mediatica. Ha cessato la sua attività calcistica per quella frase. Cosa deve ancora pagare? Leggeremo le motivazioni e poi ricorreremo in appello".
IL PIANTO DI FABRIZIO
Infine Fabrizio Miccoli ha pianto in seguito alla lettura della sentenza e non ha voluto rispondere alle domande dei giornalisti presenti sul posto, rilasciando una sola, breve, dichiarazione: "Oggi vado via da Palermo".
Di Valerio Cracchiolo
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