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Maxi Lopez si racconta: “Il Milan e quell’attesa in hotel, Lo Monaco voleva bucarmi le ruote della Ferrari. Wanda Nara e i miei figli…”

Le dichiarazioni rilasciate dall'attaccante argentino, oggi in forza al Crotone: "Il rapporto che avevo con Pietro Lo Monaco era molto simile a quello che avevo con Mihajlovic, era amore e odio"

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"Qui sembra quasi estate, fa caldo. Mi alleno a casa, abbiamo un programma girato dal nostro preparatore atletico e mi alleno in giardino, provando a trovare una soluzione per questo momento".

Lo ha detto Maxi Lopez, ospite di Calciomercato - L'Originale su SkySport. Diversi sono stati i temi trattati dall'esperto attaccante argentino attualmente in forza al Crotone, in Serie B: dalla sua lunga esperienza in quel di Catania, dove ha militato dal 2010 al 2014, alla breve parentesi al Milan. Ma non solo; il classe 1984 ha svelato anche un curioso retroscena relativo al suo rapporto con Pietro Lo Monaco.

"Ho cambiato tante volte squadra. Non ho mai avuto tempo di provare un progetto, di sentire l'appartenenza. A volte per colpa mia, altre volte per colpa degli altri. Ho girato tanti Paesi, imparato tante lingue, ma il mio punto fermo è l'Italia che si è rivelato il Paese che non sono mai riuscito a lasciare. Il Milan? È stata un'esperienza incredibile. Quando sono partito da Catania, arrivai in albergo a Milano e firmai subito. Ma in quel momento il Milan stava cercando anche un'altra punta, che era Tevez, e mi ricordo che Braida mi disse di aspettare un paio di giorni. Solo che poi è stata una settimana. Quindi ero in albergo e non potevo tornare a Catania perché avevo firmato. Avevo una proposta per un contratto di quattro anni anche dall'Inghilterra, ma ci tenevo a giocare per il Milan", sono state le sue parole.

CATANIA E SAMPDORIA -"Il rapporto che avevo con Pietro Lo Monaco era molto simile a quello che avevo con Mihajlovic, era amore e odio, ma ci volevamo bene. Io avevo comprato una Ferrari appena arrivai e lui diceva che non era una cosa giusta, mi minacciava, mi voleva bucare le gomme. Poi ho cominciato a segnare molto e si è calmato un po'. Mihajlovic? Quando Sinisa mi diceva 'parliamo a quattrocchi' in genere non era niente di buono. Andai a Genova e lui mi disse 'Te la senti? Se fai bene io ti metto'. Mi allenai al massimo e pochi giorni dopo segnai nel derby".

WANDA NARA E I FIGLI -"Speriamo di trovare prima o poi un punto d’incontro, più che altro per i ragazzi. Uno può essere d'accordo o meno su tante cose, però quando c'è una certa tranquillità e c'è un accordo è tutto più semplice per i figli. Non è facile, non li vedo quanto vorrei e non passo con loro tanto tempo. Quando me ne sono andato in Brasile è stato anche per i troppi problemi personali che non mi facevano concentrare: forse cambiare aria mi avrebbe aiutato con il lavoro. Loro sono alla base di tutto. Tante volte ho provato a tenermi lontano da queste cose, perché sono stressanti e a volte più che il cuore è la testa a risentirne, e per un calciatore è fondamentale avere un certo equilibrio. Quando manca, è difficile poi. Ovviamente sarebbe stato tutto molto più semplice pensando solo al calcio, ma questa è la vita", ha concluso Maxi Lopez.

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