Ritiratosi dal calcio a soli 30 anni, Royston Drenthe, l'olandese con un passato tra le file del Real Madrid, si racconta in un'intervista al quotidiano spagnolo 'Marca'.
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Le amare verità di Drenthe: “Uccisero mio padre ma mia madre me lo nascose. Nel calcio non ero felice, Mourinho…”
L'ex Real Madrid rivela alcuni aneddoti amari legati alla sua infanzia e spiega le ragioni del prematuro ritiro dal calcio.
Inizia parlando di un episodio che ha segnato la sua vita da giovanissimo: "Mio padre è stato ucciso per le strade di Rotterdam quando avevo tre anni, ma mia madre me lo ha nascosto per un bel po’ di tempo con l’obiettivo di proteggermi: ai tempi ero piccolo, non aveva scelta. Mi diceva che era stato un incidente, però la realtà era un’altra".
Poi sul prematuro ritiro dal mondo del calcio: "Ho deciso di ritirarmi dal calcio a 30 anni perché non ero felice. Non mi piace il mondo del calcio professionistico. Ho avuto problemi con gli agenti che mi hanno avvicinato, ma preferisco non fare nomi. Chi mi conosce sa che sono una brava persona e che mi fido della gente, ma c’erano persone che mi cercavano solo per approfittarsi di me, per ingannarmi. Adesso gioco con gli amici per divertirmi".
Parentesi sul Real Madrid: "Era un club in cui c’era tutto, ho giocato nel miglior club della storia con i migliori giocatori. Posso dire di aver vissuto un sogno". Con l'approdo di Mourinho sulla panchina madrilena, le cose però sono cambiate: "I problemi per me sono iniziati con l’arrivo di Mourinho, colui che mi fece lasciare il Real Madrid. Nell’estate del 2010 Marcelo era infortunato e quindi potevo avere spazio per giocare. Eppure, improvvisamente, durante l’ultimo giorno di mercato mi ha detto che dovevo andare via, che non poteva fare nulla e che era una cosa che riguardava Valdano. Ho avuto meno di 24 ore per scegliere una squadra e, alla fine, andai all’Hercules in prestito".
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