Lui è certamente uno dei procuratori più influenti ed in vista dell'intero panorama calcistico internazionale. Nutrito e prestigioso l'elenco dei suoi assistiti celebri su scala mondiale.
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La cruda denuncia di Raiola: “Troppo razzismo nel calcio, la madre di Lukaku…”
Mino Raiola affronta il delicato tema delle discriminazioni razziali nel mondo del calcio con dichiarazioni tanto forti quanto schiette
Affermati top- player, giovani astri nascenti in rampa di lancio, stelline del terzo millennio sul cui futuro da fuoriclasse lui è disposto a giurare. Ne fiuta talento, appeal mediatico e potenzialità economiche e ne tutela gli interessi sotto il profilo strettamente contrattuale. Monitorandone ed indirizzandone spesso le scelte ed i percorsi professionali con concretezza e cinismo, peculiarità insite nell'esercizio del suo ruolo.
Mino Raiola, noto agente FIFA, che annovera nella sua scuderia calciatori e personaggi del calibro di Ibrahimovic, Pogba e Balotelli, è certamente un profilo tanto noto quanto discusso.
Basti pensare al braccio di ferro estenuante con la dirigenza del Milan nell'ambito del rinnovo del contratto del giovane fenomeno tra i pali Gigi Donnarumma.
Se c'è una dote che non ha mai fatto difetto al famoso procuratore è certamente la schiettezza.
Come conferma in questa interessante intervista rilasciata al quotidiano svedese "Expressen" in cui affronta un tema delicato e di massima rilevanza sociale come il razzismo, con particolare riferimento alla percezione del problema in seno al mondo del calcio.
“Il calcio è lo sport più democratico di tutti, quindi deve essere uguale per tutti. La gente dice che non c’è discriminazione ma non è affatto così, i giocatori di colore ricevono sempre un certo trattamento. E’ una discriminazione consapevole. Quando mi chiedono qualcosa di un giocatore di colore, mi chiedono sempre se è come Pogba, Balotelli, Lukaku. Mai mi hanno chiesto è paragonabile a Toivonen? E’ uguale a Ibrahimovic? E’ simile a Beckham? I giocatori di colore vengono sempre collocati a parte. Per Lukaku è sempre stato un problema tangibile: ricordo che la madre mi disse che doveva portare con sé il certificato di nascita del ragazzo ad ogni partita. Gli altri genitori non credevano avesse 12 o 14 anni: è sempre stato motivo di discussione, specialmente quando segnava tre o quattro gol. Era forte fisicamente e la gente non pensava avesse quell’età e non credeva che fosse belga: la madre doveva mostrare quindi ogni volta il certificato di nascita".
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