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Francia, Anelka e il documentario in uscita: “Quel che successe con Domenech doveva restare nello spogliatoio”

L'ex attaccante transalpino in merito all'uscita del documentario a lui dedicato

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Nicolas Anelka, in occasione della prossima uscita del documentario a lui dedicato, ha parlato così.

L'ex attaccante di Juventus, Chelsea e Real Madrid tra le altre, oggi alla guida tecnica delle giovanili del Lilla, attraverso le colonne de "Le Parisien" ha rilasciato la seguente intervista: "Il titolo l’ha scelto Netflix, ma mi piace. Definisce bene il giocatore che ero e le incomprensioni che ci sono state sulla mia personalità. Ero diverso, riservato, persino timido. La mia storia è quella di una persona che si rifiutava di essere come gli altri per integrarsi. Gli altri non volevano accettare il mio essere diverso. Il vero Anelka è quello che si è visto in campo, l’altro non esiste. Non volevo parlare con la stampa all’inizio della mia carriera e ne ho pagato il prezzo. Normalmente, se si dicono bugie su un calciatore, alla fine lui risponde per smentirle. Io non l’ho mai fatto, non ho smentito niente e non mi interessava farlo. Ero una specie di sacco da boxe, incassavo senza mai rispondere. E la leggenda del cattivo ragazzo è cresciuta con facilità. Poi ovviamente ho davvero fatto alcune cose che l’hanno alimentata".

Il calciatore francese ha poi aggiunto anche qualche aneddoto riguardante la sua carriera, come quello che lo mise sotto i riflettori durante il Mondiale del 2010 con il CT della Nazionale Raymond Domenech"Quello che è successo quel giorno è quello che accade milioni di volte in ogni spogliatoio. Quando arrivi a un certo livello, devi avere un po’ di carattere. Io ho solo detto 'devi solo fare la tua squadra di m***a'. Era una reazione da spogliatoio, per far cambiare le cose, e lì doveva rimanere. Ma non solo è venuta fuori, ma è anche uscita nella maniera sbagliata. Non ho chiesto scusa in pubblico perché è un qualcosa che è successo nello spogliatoio, davanti al gruppo mi sarei scusato. Non ho capito quando, anni dopo, alcuni hanno detto che non si stavano rendendo conto di fare qualcosa di stupido. Ero lì quando abbiamo preso quella decisione, nessuno è stato obbligato a fare niente e tutti sapevano quello che stavamo facendo. Non ho risentimento verso Domenech e prima di quel momento avevamo un buon rapporto. Ma non ho più parlato di lui dopo di quel giorno".