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Foschi a 360°: “Calcio e Coronavirus, dico la mia. Ripresa campionato? Rispondo così. Tutto su Dybala, Cavani e Toni”

BELLUNO, ITALY - JULY 19:  Sport Director Rino Foschi looks on at the US Citta' di Palermo training camp on July 19, 2018 in Belluno, Italy.  (Photo by Tullio M. Puglia/Getty Images)

Le dichiarazioni rilasciate dall'ex direttore sportivo di Verona e Palermo: "Giusto riprendere i campionati, ma non nell'immediato. Bisogna ricominciare in sicurezza"

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"Vivo male queste restrizioni. Il mio lavoro è la mia passione, non vedo l’ora di rientrare".

Parola di Rino Foschi. L'ex direttore sportivo tra le altre di Verona e Palermo, intervenuto ai microfoni di TMW, ha detto la sua sull'emergenza sanitaria mondiale legata alla diffusione del Coronavirus, soffermandosi sulle conseguenza che quest'ultimo avrà su tutto il mondo del calcio, tra crisi economica e campionati in stand by. Ma non solo, Foschi, infatti, si è raccontato a 360°tra passato, presente e futuro, analizzando nel dettaglio le operazioni di mercato più belle messe a segno nel corso della sua carriera.

CORONAVIRUS -"Abituato ad andare sempre in giro, ovviamente, vivo male queste limitazioni ma allo stesso tempo mi ritengo un fortunato, perché penso a chi soffre. A chi non ce l’ha fatta per questo virus. A chi ha perso il lavoro che gli consentiva di vivere degnamente. Nulla a che vedere con il calcio. Mi sveglio al mattino e vado su in mansarda dove ho qualche attrezzo per fare un po’ di sport. Leggo i giornali, poi pranzo. E il pomeriggio, quando il meteo lo consente, prendo il sole in giardino. E ogni giorno scambio messaggi con gli altri addetti ai lavori: nessuno è impegnato, siamo tutti a casa. Diciamo che è un modo per tenere vive le relazioni. Praticamente sto rompendo le scatole a tutti".

RIPRESA CAMPIONATI - "Giusto pensare ad una ripartenza. Ma non nell’immediato. Bisogna ricominciare in sicurezza, senza rischiare nulla. Le fabbriche tornano a lavorare perché c’è una necessità industriale. La gente muore di fame, i calciatori no. Quelli che vogliono la ripresa sono i presidenti che altrimenti perdono i diritti televisivi. Qualcuno ha preso anche una parte futura. Ma così si mette in secondo piano la salute, non va bene. E non si può neanche pensare di far giocare le squadre del Nord al Sud perché si rischia di contagiare il territorio meridionale dove l’epidemia è contenuta. Immaginate con gente che viaggia da Nord a Sud ogni settimana cosa potrebbe succedere. E poi riprendere senza pubblico significherebbe giocare solo per i soldi e non per il calcio: non mi piace. Sarebbe più opportuno, a mio avviso, riprendere quando si calmeranno le acque".

CRISI ECONOMICA - "Le difficoltà si possono superare tutte, tranne la morte. I procuratori devono mettersi in testa che potrebbero rimetterci, è già uno scandalo che prendano in condizioni normali commissioni così alte. E con i calciatori si troverà una soluzione. Chi perde davvero da questa crisi sono gli operai che non hanno più soldi, non i calciatori. Per quanto riguarda il futuro, cambieranno gli stipendi, i parametri, i costi dei cartellini. Certi stipendi non ci saranno più".

DYBALA -"Quando Paulo andò alla Juventus non ero il direttore sportivo del Palermo. Zamparini era da solo e mi ha chiesto aiuto, aveva avuto qualche approccio con il Milan e il Napoli. Ma mi ero messo in testa di darlo alla Juve, Paratici lo voleva a tutti i costi. Non lo ha mai mollato, voleva portarlo a casa. Un giorno mi hanno chiamato, sono andati a Vergiate da Zamparini e hanno chiuso la trattativa tenendomi al corrente. C’erano di mezzo Jorginho e soldi in un’operazione con il Napoli. Ma ho sempre tenuto botta grazie anche all’insistenza di Paratici. E poi Marotta è un amico di vecchia data. Ora Dybala rinnoverà. L’anno scorso ha patito un po’ la presenza di Cristiano Ronaldo; poi è tornato ai suoi livelli ed è entrato nei meccanismi di Sarri. La Juve lo accontenterà, sa di avere qualcosa di importante tra le mani".

CAVANI -"Dove lo vedo? Se dipendesse da me in Italia. E potrei anche prestarmi per convincere l’uomo. Quando è stato venduto al Napoli sono andato da Zamparini a dirgli: ‘lei è un pazzo’. Poteva andare al Manchester City da Mancini. Il direttore sportivo del Palermo quell’anno era Sabatini, non avevo un bel rapporto perché ero geloso, aveva preso il mio posto. Quando è andato al Palermo a mia insaputa, io ero al Wolfsburg per vendere Barzagli. L’anno scorso non gli ho dato La Gumina per fare il bene del Palermo e l’ho mandato all’Empoli che offriva di più. Poi ci siamo chiariti e ho riscoperto un Walter Sabatini eccezionale: se può aiutare un amico si presta subito".

TRATTATIVE -"La mia operazione più bella? Ce ne sono tante. Mi viene in mente Luca Toni, ogni due anni cambiava società: con noi nel Palermo ha fatto cinquanta gol in due anni. E alla Fiorentina l’ho venduto alle mie condizioni. Ma di calciatori ne ho acquistati e ceduti tanti. In carriera ho avuto tre calciatori che mi hanno lasciato il segno e si tratta di Franco Baresi al Modena, Giuseppe Biava al Palermo e Damiano Tommasi al Verona: calciatori e uomini da cui ho imparato qualcosa. Trattativa di cui mi pento? Il primo parametro zero dalla Russia, al Verona. Nigmatullin, per lui ho ricevuto anche le minacce dei russi. Un’operazione conclusa con Claudio Vigorelli. Nigmatullin era un bravo ragazzo, era stato anche premiato come miglior portiere della Russia. A Verona non è stato fortunato. Per andarlo a prendere io e Vigorelli abbiamo fatto una grande traversata. È stata forse la più grande delusione. Ma mi consolo pensando di averlo preso a zero. E poi Vigorelli a Verona mi aveva portato Frey. E si è fatto perdonare contribuendo al passaggio di Kjaer al Palermo".

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