serie a

Fiorentina, Commisso: “Pronto ad investire, qui per vincere. Chiesa? Non so se partirà, la scorsa estate…”

Le parole del numero uno della Viola, Rocco Commisso, relative al presente e al futuro del club gigliato

Mediagol93

Rocco Commisso a 360°.

Pensa in grande il numero uno della Fiorentina, Rocco Commisso. Ad un anno di distanza dall'inizio della sua avventura alla guida del club Viola, l'imprenditore italo-americano, ha già chiari gli obiettivi da centrare in vista della prossima stagione: dal nuovo stadio, all'Europa, al futuro di Chiesa, sono diversi i temi trattati Commisso durante un'intervista concessa ai microfoni di "DAZN" in cui lo stesso si è inoltre soffermato a parlare del suo passato ed in particolare del suo approdo negli USA.

"Firenze è bellissima e questo è anche (paradossalmente) un problema. E’ difficile costruire un nuovo stadio qui, in mezzo a palazzi o case di 500 anni fa o vicino al Duomo. La prima volta che sono venuto qua, nel ’73, vivevo in America da 11 anni. Ero uno scapolo e mi piacevano le turiste. Mi dicevo “voglio fare il playboy per tutta la vita”. Due settimane dopo ho conosciuto la mia attuale moglie. E’ vero, ho fatto un mercato mediatico ad agosto e un mercato mirato ora. Sto imparando come fare. L’intenzione è quella di investire. Credi che sia venuto qua alla mia età per non vincere? Non credo".

Inevitabile la parentesi relativa al futuro del gioiellino della Fiorentina, Federico Chiesa: "Non so se Chiesa partirà. La mia promessa era di non farlo partire l’estate scorsa. Quest’anno però non so".

Nell'intervista di Commisso, c'è spazio inoltre per la parentesi relativa alla sua infanzia: "Se penso a Marina di Giocosa Ionica, penso ai primi 12 anni di vita. E’ il posto dove sono cresciuto, andavo a scuola e giocavo a calcio. I primi regali di mio padre, dall’America, furono un costume da cowboy e un paio di pattini. Ad arrivare negli States ci mettemmo 8 giorni, con la nave “Cristoforo Colombo”. Ci emozionammo quando vedemmo la Statua della Libertà. Mi volevano tutti bene perché suonavo la fisarmonica, la sera, così che tutti potessero cantare insieme le canzoni tipiche napoletane".

"Mio fratello si inventò la pizza a domicilio - ha continuato Commisso, ricordando ancora il suo passato -  Il problema di noi italiani era che non avevamo visione e non diffondevamo le idee. Furono gli inglesi che fecero i soldi con le pizze a domicilio. Ne avevano intuito la potenzialità. Da lì ho imparato che il proprio business va espanso. L’insegnamento mi servì per quando feci grande la Mediacom, più avanti. Ma ci vuole fortuna. Io sono stato fortunato, non ho pagato un dollaro per l’Università. Vincevo le borse di studio, perché facevo il calciatore. Non ero un buon atleta ma ero tosto. Anche i miei calciatori dovrebbero esserlo di più. Ogni tanto non ci facciamo rispettare ".