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Fallimento Palermo, rischio bancarotta per Zamparini: i passaggi che hanno portato alla morte del club rosanero

Non è bastato l'intervento del figlio di Zamparini che aveva offerto 10 milioni, i debiti ammontano circa 60...

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"Qualcuno adesso dovrà pur preoccuparsi. L’Us Città di Palermo è stata dichiarata fallita dalla quarta sezione civile del Tribunale del capoluogo".

Apre così l'edizione odierna de Il Giornale di Sicilia parlando del fallimento del vecchio Palermo. Per l'ex patron si spalancano adesso le porte della bancarotta, con l'imprenditore friulano che è già sotto processo per false comunicazioni sociali. A rischiare adesso sono tutti gli amministratori della società degli ultimi cinque anni. "Il collegio presieduto da Gabriella Giammona e composto da Giuseppe Rini e Flavia Coppola ha ritenuto improcedibile la domanda di concordato preventivo con riserva e la palla passa nuovamente alla Procura, che da tempo indaga sui conti del club (e sulla plusvalenza generata con la cessione del marchio alla holding Alyssa)".

Non è bastato l'intervento del figlio di Zamparini, Andrea, che aveva provato a giungere ad un accordo per il concordato offrendo 10 milioni di euro in 48 mesi. Secondo l'amministratore giudiziario, il commercialista Giovanni La Croce, la somma non era sufficiente: "«Risulta acclarata la sussistenza dello stato di insolvenza» (con debiti stimati in 50-60 milioni di La Croce), anche perché i pagamenti effettuati dalla società negli ultimi due mesi hanno provocato la dispersione di «notevoli risorse economiche, di ragionevole difficile recupero, depauperando il proprio attivo e alterando la par condicio creditorum»".

La società negli ultimi mesi, tra l'altro, ha effettuato pagamento senza l'autorizzazione del tribunale. Il più discusso pagamento è quello relativo alla Struttura Srl, che avrebbe dovuto predisporre il piano concordatario. La società è però riconducibile ad Arkus Network ed ha ottenuto un compenso sproporzionato rispetto alla tariffa professionale di riferimento: 341.600 euro come «anticipo» per un contratto che prevedeva 560 mila euro più Iva.

"Tutta una serie di violazioni che hanno portato i giudici ad optare per l’improcedibilità della richiesta di concordato, con il conseguente fallimento del club. Il prossimo 10 febbraio, inoltre, saranno convocati i creditori per la verifica dello stato passivo. Un epilogo atteso dallo scorso 24 giugno, ovvero dalla notte del mancato deposito della fideiussione per l’iscrizione in Serie B", conclude il quotidiano.