Una carriera intensa e brillante, fisiologicamente caratterizzata da qualche tappa più complessa e non all'altezza delle aspettative iniziali in termini di risultati conseguiti. La parabola professionale di Gigi Delneri è fortemente caratterizzata ed impreziosita dal capolavoro tattico, mentale e concettuale compiuto alla guida del Chievo. Una favola che segnò una linea di demarcazione netta con una serie di schemi e preconcetti radicati e precostituiti, retaggio nella storia del nostro calcio. Con una piccola realtà, espressione di un quartiere di Verona, il tecnico di Aquileia ha dimostrato con la forza di idee, coraggio, organizzazione e progettualità che era possibile ottenere grandi risultati pur senza disporre di stelle calcisticamente di prima grandezza e capitali esorbitanti da investire sul mercato. Percorso professionale di rilievo quello compiuto dall'ex tecnico di Atalanta e Palermo, culminato anche nella conquista della qualificazione ai preliminari di Champions League sulla panchina della Sampdoria nella stagione calcistica 2009-2010 proprio ai danni della compagine rosanero guidata da Delio Rossi. Ogni qualvolta il tecnico friulano era sul punto di compiere il salto di qualità definitivo, qualcosa non è andata per il verso giusto per una serie di molteplici ragioni. Le esperienze sulle panchine di Roma e Juventus, per quanto prestigiose e formative ad altissimi livelli, non sono certamente state entusiasmanti sul piano dei risultati e dei rispettivi epiloghi. Gigi Delneri prova a spiegare nel dettaglio le ragioni di quelle due avventure professionali piuttosto travagliate, in cui non avuto modo e tempo di imporre metodologie e principi cardine del suo calcio, nel corso dell'intervista esclusiva concessa alla redazione di Mediagol.it.
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Delneri-Mediagol: “Le mie esperienze con Roma e Juventus? Ecco la verità. Tutto su Totti, Del Piero e Cassano…”
L'intervista esclusiva concessa da Gigi Delneri, ex tecnico di Chievo, Atalanta, Sampdoria e Juventus, alla redazione di Mediagol.it
"La mia esperienza sulla panchina della Roma? Sono andato via dal club giallorosso quando eravamo sesti in classifica e non ultimi, era un anno particolare, ossia quello della costruzione di un progetto con la società che ambiva a raggiungere obiettivi importanti. Sarebbe servito un po' di tempo in più, è stata un'annata tribolata anche per me per varie ragioni, culminata poi con le dimissioni del sottoscritto dall'incarico da sesti in classifica e quindi non troppo lontani dai traguardi che volevamo raggiungere. La gestione dell'icona calcistica Totti e del talento bizzoso Cassano? Il campione è abituato a esprimersi concettualmente per le abilità e le doti individuali che possiede, sta poi all'allenatore coinvolgere l'intero gruppo a sostenere quel tipo di atteggiamento attraverso una collocazione in campo funzionale e corretta. Quell'anno a Roma avevamo una squadra ricca di giovani: da Zotti in porta a De Martino, Scurto, Virga e Corvia. C'erano sicuramente dei giocatori importanti e una nidiata di prospetti promettenti che stavano crescendo, ricordo su tutti Cerci e Aquilani che mossero i primi passi calcistici ad alto livello in quel periodo. Non c'è stato il tempo matematico di ricostruire in modo sereno quello che desideravamo e avremmo potuto realizzare. Un affresco su Totti-Del Piero-Cassano? Con Antonio abbiamo avuto anche uno scontro aspro che è poi coinciso con il suo picco di rendimento nell'anno in cui conquistammo l'accesso alla Champions League con la Sampdoria. Totti un giocatore immenso e universale, grande e virtuosa espressione di calcio totale come concetto assoluto, mentre Del Piero aveva dalla sua in particolare la grande tecnica individuale e una straordinaria passione. Posso dire con grande soddisfazione di aver allenato tre campioni eccezionali, parliamo di tre calciatori patrimonio del calcio italiano e non solo, benvoluti da tutti e anche da chi ha avuto il piacere di allenarli. L'impatto di Sarri sulla panchina della Juventus? Non vedo particolari problematiche, direi che Sarri si stia adattando molto bene alla nuova realtà, è indiscutibilmente primo in classifica (ride ndr). È in corsa per tutti gli obiettivi prefissati dalla società a inizio stagione, a volte il rendimento sul piano prestazionale è stato maggiore altre meno. Farà valere le sue idee credo anche con l'apporto ed il sostegno incondizionato dei calciatori, senza dimenticare che il credo calcistico di un tecnico va di pari passo con il rendimento dei grandi campioni. La qualità fa sempre la differenza, la Juventus ha tanti giocatori con queste caratteristiche, valori aggiunti decisivi che hanno anche modo di riuscire a ottenere risultati anche quando si gioca meno bene in termini collettivi. Quando i bianconeri si esprimono al meglio, ed è capitato parecchie volte, credo sia una squadra che possa combattere per primeggiare e vincere su tutti i fronti non appena ricomincerà la stagione. Penso che il club bianconero sia sulla linea giusta per dominare anche negli anni futuri i campionati e cercare gloria anche in Europa. La mia esperienza alla Juventus? Il girone di andata è stato sostanzialmente buono dopo un avvio non troppo felice, poi nel girone di ritorno alcuni infortuni importanti,Quagliarella, Iaquinta e De Ceglie, ci hanno tolto l'opportunità di poter lottare per una posizione comunque di rilievo, il quarto o quinto posto, visto che era stato l'anno del riassetto e del totale cambiamento. I cambi radicali in seno ad un organico a volte portano a ottimi risultati, in altre circostanze invece creano difficoltà difficilmente gestibili e sormontabili".
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