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Addio Rossi, la moglie di Pablito: “Lui, il Napoli e Ferlaino, ecco come andò. Le lacrime di Paolo per Maradon

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Le toccanti dichiarazioni della moglie di Paolo Rossi, scomparso la notte tra il 9 e 10 dicembre

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di Simone Ciappa

La scelta di esternare al mondo senza filtri il suo immenso amore per Paolo per cercare di affrontare un dolore incommensurabile.

Federica Cappelletti, moglie di Paolo Rossi, racconta il meraviglioso percorso umano e professionale di un vero e proprio eroe nazionale per tutti coloro che amano il calcio. Pablito è stato favola e leggenda, l'elogio garbato della normalità che diventa mito, trascinando l'Italia di Bearzot sul tetto del mondo nell'epica spedizione degli azzurri in Spagna nel 1982. Ragazzo umile, semplice e gentile, la faccia pulita del gol in tutte le sue sfumature. Prototipo di attaccante emblema di un calcio che non c'è più, fatto di poesia, passione e spirito di sacrificio. Leggiadro, scaltro e rapace, rapido d'esecuzione e di pensiero, dotato di una tecnica sopraffina ed implacabile nei sedici metri. Rossi ha regalato gioie ed emozioni in serie ai tifosi di tutta Italia, divenendo simbolo ed icona del nostro calcio del mondo, interpretando al meglio il sentimento popolare. Solarità, simpatia e una simbiosi magica con tutti coloro che hanno avuto la gioia di relazionarsi con lui.  La consorte dell'ex bomber, tra le altre, di Juventus, Vicenza e Milan, ripercorre alcuni tratti della vita del campione italiano nativo di Prato nel corso di un'intervista concessa a Radio Punto Nuovo all'interno del format  "Punto Nuovo Sport Show" 

"La mia scelta di raccontare Paolo è la voglia di regalare un po' di Paolo a tutti, perché lui amava parlare con tutti, regalava un sorriso a tutti. Per questo ho preferito non chiudermi del mio dolore straziante, ma parlarne, parlare del valore della condivisione. Parlare del donarsi agli altri. Non lo faccio per sfruttare la scia di questo sentimento: sento fortissimo un sentimento dall'Italia. L'ho conosciuto quando già aveva smesso di giocare: ed ho recuperato rivivendo con lui quei momenti. In questo percorso di malattia difficile: questo sarà il nostro Mondiale gli dicevo, ma non ce l'abbiamo fatta. Il suo sorriso mi ha fatto innamorare, era la forza che lo distingueva dagli altri. Lo aveva perso negli ultimi tempi: era la forza che aveva un po' smarrito. Il rifiuto al Napoli? Mi ha sempre spiegato che non ha mai rifiutato Napoli. Chiese a Ferlaino di fare una squadra vincente, Ferlaino disse che non avrebbe fatto una squadra vincente ed allora rifiutò. Paolo rifiutò Napoli per questa scelta di Ferlaino di non fare questa squadra per vincere. Ma, Paolo adorava Napoli ed il popolo napoletano: gli è sempre dispiaciuto non vestire la maglia azzurra. La squalifica? Abbiamo ricostruito questa vicenda, avrei giurato che non avesse fatto nulla del genere, non era attaccato ai soldi. Abbiamo trovato tutti i documenti: anche gli accusatori di allora lo hanno dovuto scagionare, lo hanno trascinato dentro perché era il nome più importante. Bearzot? L'ultimo incontro prima che Bearzot morisse gli disse: 'Ho sempre creduto in te e nella tua innocenza. E sapevo che mi avresti fatto vincere il mondiale'. Cabrini? Ho sentito Antonio e Tardelli non riescono neppure a parlare, con tutti quelli dell'82 c'è un rapporto bellissimo, ma con Marco ed Antonio c'è un rapporto speciale. Tardelli mi diceva tutti i giorni: 'Ricordati che è mio fratello, non mi mentire sulle sue condizioni'. In Paradiso con Maradona e Scirea? Quando è morto Maradona, Paolo ha iniziato a singhiozzare come un bambino, è stato un momento doloroso. Spero che adesso stiano assieme. Le nostre figlie? Sono molto brave, hanno fatto un percorso di crescita, le abbiamo spiegato tante cose. Paolo era il papà eroe per loro: ma, abbiamo fatto una promessa a Paolo. Andremo avanti con la Paolo Rossi Accademy, spero con la collaborazione di Tardelli e Cabrini, anche con borse di studio internazionali".