Parola a Carlo Tavecchio. L'ex presidente della FIGC è intervenuto a margine della recente esclusione dell'Italia dal prossimo Mondiale in Qatar, la seconda consecutiva dopo quella subita nel doppio confronto con la Svezia nel 2017, sotto la sua stessa presidenza. Un problema che sembra ripresentarsi, quello della mancanza di giovani italiani di successo, nonostante la vittoria dell'Europeo della scorsa estate abbia dato una spinta significativa al movimento. Una crescita che, tuttavia, non si è manifestata durante questi ultimi mesi, e che ha probabilmente portato alla tanto deludente sconfitta contro la Macedonia.


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Italia, Tavecchio: “Mi davano del razzista, ma avevo ragione su stranieri e italiani”
Il punto dell'ex numero uno della FIGC sulla clamorosa esclusione dal prossimo Mondiale
Di questo ha parlato Tavecchio, intervenuto ai microfoni di Radio Punto Nuovo, dove ha fatto detto la sua sul flop della Nazionale di Roberto Mancini e su ciò che serve per ripartire: "Questione giovani? Gli attaccanti italiani si contano sulle punta delle dita di una mano, se non usiamo i nostri giovani non abbiamo alternativa che chiamare Tizio, Caio, Sempronio che non sono cresciuti nei nostri vivai. Abbiamo un sacco di gente che toglie il posto agli italiani, mi diedero del razzista quando sollevai questo problema. Il pescare nel mare magnum degli stranieri porta a questi risultati. Dimissioni? Ognuno fa quello che vuole. Dissi solo che chi doveva venire a giocare in Italia doveva avere un curriculum che dimostra che giocasse in una squadra rappresentativa del suo paese, come succede in Francia ed in Inghilterra. Bisogna fare centri di formazione federale, è il primo passaggio per ottenere dei giovani che possano esprimersi a certi livelli. Bisogna potenziare questi centri e mettere dei limiti sull'utilizzo degli stranieri. Parlo ovviamente degli extracomunitari. La Lega di Serie A si renderà conto del problema di quanto sia cadendo in basso il nostro calcio quando capiranno che non potranno più comprare giocatori a 5-6 milioni l'anno. Andiamo verso una naturale autarchia".
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