Mediagol
I migliori video scelti dal nostro canale

nazionali

Italia, De Zerbi esalta Raspadori: “Sapevamo fosse così forte, sono emozionato”

Italia, De Zerbi esalta Raspadori: “Sapevamo fosse così forte, sono emozionato”

Le dichiarazioni rilasciate dall'ex tecnico del Sassuolo a poche ore dalla sfida tra Turchia e Italia

⚽️

Poco più di sette ore e sarà Turchia-Italia.

"Avrò sei giocatori in campo, tre per parte. Sono emozionato per loro". Lo ha detto Roberto De Zerbi, intervistato ai microfoni di SkySport a poche ore dal debutto degli azzurri a Euro 2020. "La Turchia? È una squadra che ha orgoglio, senso d’appartenenza. Per i miei giocatori Muldur e Ayhan, ma anche Demiral che avevo lanciato: spero che facciano bene dalla partita successiva. Ayhan ha tecnica da centrocampista, con me ha giocato un po’ meno perché c’erano Marlon e Chiriches che avevano più esperienza con noi. Ha una tempra da giocatore vero", ha dichiarato il tecnico dello Shakhtar Donetsk.

DA RASPADORI A LOCATELLI -"È stato un percorso condiviso, tutto il Sassuolo e me compreso ci sentiamo partecipi. Anche per me oggi è una giornata importante. Raspadori, che è cresciuto nel settore giovanile, aveva bisogno di tempo ma doveva solo acquisire consapevolezza. Sapevamo fosse così forte. Quando gli è stato dato più spazio se l’è conquistato per capacità tecniche e morali. Berardi? Aveva iniziato la carriera coi fuochi d’artificio, poi un calo fisiologico prima che arrivassi io, ma più come realizzatore che come espressione di gioco. È un ragazzo un po’ introverso, diffidente, ma ha il cuore grande. Come Berardi anche Locatelli aveva solo bisogno di resettare la prima esperienza, al Milan. La natura e i genitori gli hanno dato talmente talento che bastava non fare danni con lui. L’ho stuzzicato e provocato affinché tirasse fuori tutte le sue qualità. Ricordo di averlo martellato per bene, poi però non ne ha avuto più bisogno. Io 'martello'? Solo dentro il campo, perché da giocatore avrei potuto fare una carriera migliore. Mi piace essere d’aiuto ai giocatori affinché riescano a tirare fuori il meglio che hanno".

MANCINI -"Ero innamorato di due giocatori, Mancini e Totti quando sono cresciuto. L’ho sempre stimato, come calciatore e come allenatore. Si vede che l’Italia ha qualcosa in più rispetto al passato. Guardo l’Italia con gusto e piacere: il 'Mancio', da numero 10, ha anteposto a tutto le qualità dei giocatori dando un’idea ben definita e coraggio. Siamo ancora più tifosi dell’Italia. Sicuramente si diversifica dal passato per coraggio e scelte arrivando a ottenere il consenso generale. Difficilmente con lui sta fuori chi ha qualità, perché riuscire a far convivere più giocatori qualitativi è possibile".

SASSUOLO - "Onestamente l’intenzione iniziale non era quella di andare via dal Sassuolo, che è stato costruito nel tempo e del quale mi sento legatissimo perché è una mia creatura. Sono geloso del loro futuro perché li sento miei, ma dopo tre anni parlando con la società c’era qualcosa che non coincideva. Le idee e i programmi devono essere gli stessi: abbiamo fatto 62 punti e due ottavi posti nonostante la presenza di squadre forti. Inoltre, essendo esigente e presente coi giocatori, pensavo si potesse avere anche un rigetto naturale. Fare di più sarebbe stato difficile con me in panchina, ma non è detto che con un altro non si possa fare meglio. Non mi sembrava giusto andare via se non all’apice del percorso: se si va via, lo si fa al massimo. E quindi, non vedendo tante possibilità di miglioramenti, ho iniziato a guardarmi attorno trovando lo Shakhtar: è un top club, abbiamo la stessa visione di calcio. L’ho detto e lo ridico, può servire molto a me per completarmi. Per imparare a conoscere le competizioni europee, rapportarmi con giocatori stranieri e parlare una lunga diversa. Quest’esperienza mi farà migliorare", ha concluso.