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Napoli, Viviani: “Hamsik simbolo della rinascita, gli ho visto dire di no alla Juventus per…”

Napoli, Viviani: “Hamsik simbolo della rinascita, gli ho visto dire di no alla Juventus per…”

L'intervista a Fabio Viviani, ex vice-allenatore di Edy Reja ai tempi del Napoli, relativamente all'addio di Marek Hamsik ai partenopei dopo 12 anni direzione Cina

Mediagol97

Fabio Viviani elogia Marek Hamsik.

L'ex vice-allenatore di Edy Reja ai tempi del Napoli (oltre che ex collaboratore tecnico e coach ad interim del Palermo) ed attuale tecnico dell'Ittihad Kalba negli Emirati Arabi, ha parlato ai microfoni di RMC Sport rilasciando una lunga intervista nel corso della trasmissione 'A Tutto Napoli', soffermandosi soprattutto sulla carriera e sui propri ricordi relativi al capitano azzurro in terra campana, dopo la notizia del suo addio ai partenopei in direzione Cina: "Hamsik ha dimostrato, non solo come calciatore, ma anche simbolo della rinascita, che è tutto meritato quello che si sta dicendo di lui".

Che ricordo ha di Hamsik e cosa è rimasto di quel giocatore?

"Credo che sia rimasto tanto, ogni anno ha aggiunto qualcosa al suo bagaglio, è cresciuto anche fisicamente. È rimasto un ragazzo che è arrivato il primo giorno a Castel Volturno con il suo obiettivo. Gli ho visto di dire di no alla Juventus per succedere a Nedved, è sempre stato un simbolo e un leader silenzioso. Sta lasciando Napoli senza proclami o altro, ma disputando una meravigliosa partita".

Come riusciva Marek ad isolarsi dalle contestazioni del pubblico?

"Questo lo ha fortificato, il problema è che al primo anno di Napoli lui fece subito dieci gol, quando ne ha fatti otto poi si diceva che segnava meno. La verità è che è diventato un centrocampista completo, un talento elevato, è sempre stato forte e motivato da sé, non aveva bisogno di motivazioni esterne o essere spinto a dare di più. Lui trovava sempre nelle prestazioni le cose positive, che lo facevano crescere come giocatore".

Quali sono altri retroscena?

"Il fatto che si sapesse che lui ha detto di no ad altre squadre, era un motivo per convincere altri giocatori che Napoli stava diventando una realtà importante, un segnale per far capire anche ad altri che a Napoli si può fare bene".