Carlo Ancelotti fa il punto sul suo ritorno in Italia.
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Napoli, Ancelotti sbotta: “In Italia maleducazione e ignoranza, all’estero rivalità sportiva. Il calcio…”
Carlo Ancelotti fa il punto sul suo ritorno in Italia e sui primi mesi sulla panchina del Napoli
Il tecnico del Napoli, tornato in patria dopo nove anni dal termine dell'avventura sulla panchina del Milan, ha parlato, in occasione del Festival dello Sport di Trento, delle differenze tra la realtà italiana a quella estera sul campo e non solo, anche in relazione agli insulti tra tifoserie e contro le squadre avversarie negli stadi:
"Nove anni all’estero tra Inghilterra, Francia, Spagna, Germania: stadi nuovi e pieni, ma soprattutto rivalità sportiva. Noi siamo rimasti indietro ancora con gli insulti: non è rivalità, ma maleducazione e ignoranza. A livello tecnico credo che il calcio italiano sia rispettato e competitivo anche se non c’è una grandissima qualità di talenti. Giovani forti stanno venendo fuori, però ho visto una grande differenza ambientale. All'Allianz Stadium mi hanno dato molto più fastidio i cori contro la città. A quelli contro di me ci sono abituato. Mi consolerò guardando in bacheca la coppa del 2003. Bisogna fare qualcosa. Io a Londra non ho mai preso un solo insulto nonostante le tante rivalità, così come credo Pep a Manchester da tifosi dello United".
L'allenatore emiliano, inoltre, ha commentato i primi mesi trascorsi alla guida degli azzurri tra campionato e Champions League:
"A Napoli c’è una bella famiglia, giocatori giovani e umili ma già con esperienze importanti, un club che ha voglia di crescere, una città bellissima e ci sono tutte le condizioni per fare un bel lavoro. Napoli outsider? Le italiane finora hanno fatto bene, anche se non sono interessato alle altre. Noi abbiamo un girone durissimo, ben indirizzato dall’ultima vittoria sul Liverpool ma abbiamo un ostacolo durissimo: i due scontri con il Psg saranno indicativi. Insigne? Ha talento, sta esprimendo le sue qualità, è nella fase di maggiore responsabilità al servizio della squadra. È un passo che può fare e sono sicuro farà. Il calcio italiano secondo me resta competitivo, la Juve lo sarà ma le valutazioni che si fanno oggi saranno diverse ad aprile. Pure l’anno scorso il Real fece fatica all’inizio e poi ha vinto: vedo una competizione più equilibrata anche perché il Real ha perso un giocatore molto importante. Mbappè è un bel giocatore, veloce ma anche efficace".
La filosofia del tecnico ex Milan, nonostante i numerosi incarichi ottenuti in questi anni, non è cambiata nel tempo:
"Quando qualcuno mi diceva che ero troppo bravo e dovevo usare la frusta ho sempre risposto che se volevano la frusta avevano sbagliato persona. Esprimere il proprio carattere davanti agli altri è l’unico modo per essere credibile. Fa parte del lavoro relazionarsi con tutte le componenti, una cinquantina di persone tutte importanti che fanno parte del gruppo. La mia idea è responsabilizzare e fare stare bene: bisogna tenere tutto sotto controllo, ma anche delegare. Il calcio si evolve sempre: ora è tutto molto più organizzato e si vede un gioco più produttivo. I miei maestri? Liedholm, soprattutto nella gestione delle risorse umane. E Sacchi, non solo per quanto ho giocato per lui ma anche per gli anni in cui sono stato suo assistente e ho imparato un metodo per gli allenamenti e per trasferire le idee ai giocatori. Si cominciava a fare la tattica, undici contro zero: cose che sembravano strane ma davano più coinvolgimento".
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